“Festa granda” con l’organo

Dopo cinque anni di silenzio, nella chiesa di S.Maria, l'organo Mayer torna a rendere solenni le celebrazioni liturgiche

Dopo cinque anni di silenzio, è tornato l'organo a rendere solenni le celebrazioni liturgiche nella chiesa di S. Maria a Pergine. Era stato smontato nel 2010 per consentire la realizzazione dei corposi interventi di restauro alla chiesa, costati complessivamente 4,5 milioni. L'ultimo atto di questo complesso intervento, il più consistente degli oltre 500 anni di vita della chiesa, è stato appunto quello della risistemazione dell'organo dietro l'altare maggiore, con le canne che incorniciano la grande pala della Natività di Maria Santissima, opera del pittore veronese Agostino Ugolini che la dipinse nel 1806.

L’organo attuale, come scriveva Umberto Frisanco nella sua ricerca storica sulle chiese di Pergine, era stato realizzato nel lontano 1908 dai Fratelli Mayer del Vorarlberg, ma prima la chiesa era stata dotata di altri strumenti. Le cronache riferiscono che ancora nel 1587 il Consiglio comunale di Pergine aveva deliberato di dotare la chiesa parrocchiale di un organo e ancora in quell'anno fu siglato il contratto con l'organaro Matteo Pallazo, nativo di Vicenza ma abitante a Rovereto. Lo strumento venne collocato sopra la porta settentrionale (lato sinistro della chiesa) su una tribuna di legno sostenuta da modiglioni di pietra; è una delle più antiche testimonianze nel Trentino di utilizzazione dell'organo all'interno delle celebrazioni liturgiche.

Nel 1737, dopo circa 150 anni di attività, l'amministrazione perginese decise di sostituire l'organo del Pallazo e di dotare la chiesa di uno strumento in linea coi tempi. A costruirlo fu chiamato uno dei più bei nomi dell'arte organaria barocca italiana: Giuseppe Bonatti di Desenzano. Fu collocato come il precedente sulla loggia nella navata laterale sinistra e restò in attività per circa 170 anni. Nel 1870 l'organo fu rinnovato e ampliato dal bresciano Giuseppe Bergomi; ma l'intervento non diede grandi soddisfazioni, tanto che già alla fine del 1894 si era costituito un "fondo per la costruzione di un organo nuovo". Nel 1907 si presero contatti e si stipulò il contratto con la ditta Fratelli Mayer di Feldkirch-Voralberg, la quale s'impegnò a costruire uno strumento che adottasse per il suo funzionamento la trasmissione pneumatico-tubolare, che appariva negli anni fra l'800 e il '900 innovativa e più funzionale rispetto a quella meccanica usata negli organi costruiti precedentemente . L'organo, collocato nell'abside alle spalle dell'altare maggiore, fu collaudato il 15 novembre 1908. Ma negli anni si riscontrarono non pochi difetti, causati dallo spazio angusto e dall'umidità, per cui subì interventi di revisione e riparazione nel 1928, 1931, 1937. Tanto che si decise di rivolgersi all'organaro Mascioni che suggerì un intervento radicale, non realizzato per problemi finanziari. Finalmente nel 1988, approfittando di una legge provinciale, il lavoro fu commissionato alla ditta Fratelli Ruffatti di Padova che, rispettando anche il suo prospetto architettonico e le sue caratteristiche timbriche, intervenne con opportune modifiche d'intonazione, potenziò le sue possibilità espressive portando i registri da 24 a 33 e adottò il sistema trasmissivo elettronico. Il collaudo ufficiale avvenne il 26 maggio 1990 con un concerto del maestro Giancarlo Parodi. Nel luglio 2000 infine si effettuò una completa revisione della parte fonica dello strumento e una sua perfetta accordatura.

Ora è pronto per risuonare nelle restaurate volte della chiesa. L'inaugurazione vera e propria sarà effettuata in un secondo momento. Ma la “festa granda” l'8 settembre, con il suono del rinnovato organo sotto le arcate gotiche, lo sarà davvero.

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