Il segno di Orson Welles

La 72a Mostra del cinema di Venezia si apre con un omaggio al geniale regista americano

Delle difficoltà produttive che Orson Welles incontrò durante tutta la sua attività dopo l’esordio folgorante di “Quarto Potere”, a soli 26 anni, è piena qualsiasi storia del cinema. Ma anche dei suoi progetti iniziati e mai portati a termine, oppure di quelli inabissatisi per le ragioni più varie, o perché non riusciva a trovare i soldi necessari o per imprevisti che, almeno in alcuni casi, sono risultati veri e propri gialli. Senza contare che in un caveau romano sono depositati da anni metri e metri di pellicola di un “Don Chisciotte” fermo a causa di una pluridecennale vicenda giudiziaria. Anche per “Il mercante di Venezia”, pre-apertura della 72esima “Mostra internazionale d’arte cinematografica” apertasi in questi giorni in Laguna, è andata pressappoco così. Materiali deteriorati e frammentati sono stati trovati in giro per il mondo.

La collaborazione tra Cinemazero di Pordenone e FilmMuseum di Monaco di Baviera ha permesso di recuperare metà del film, peraltro senza sonoro, la registrazione della partitura del compositore piemontese Angelo Francesco Lavagnino autore di altre colonne sonore per il regista statunitense (eseguita dal vivo dall’Orchestra Classica di Alessandria) e la sceneggiatura originale nella collezione dei documenti di Oja Kodar (l’ultima compagna di Welles) depositati all’università del Michigan. Da questo puzzle è stato possibile trarre 35 minuti di una pellicola ritenuta ormai perduta, datata 1969 e che avrebbe dovuto far parte di una serie di film di viaggio attraverso il mondo, con protagonista assoluto Welles, destinata al network tv Cbs.

Pur mancando del finale, che lo stesso regista non aveva ancora deciso, “Il mercante di Venezia” conferma, se mai ce ne fosse bisogno, la particolare predilezione di Welles per i testi shakespeariani. E’ uno Shylock livido quello interpretato da OW, in una Venezia dove il carnevale maschera tutti in una sorta di irriconoscibile massa di figure che passano da un campiello all’altro.

Il regista girò “Il mercante” ebreo tra la Laguna, Asolo, Roma e la costa dalmata. Il negativo, secondo quanto da lui stesso dichiarato, venne rubato in circostanze misteriose mentre altri sostengono che un rullo andò perso dopo una proiezione privata a Roma. Qualunque cosa sia successa, il film scomparve da allora e adesso è riemerso grazie alla proiezione veneziana.

La stessa serata ha permesso il ritorno, ovviamente figurato, del regista americano a Venezia. Doveva partecipare al concorso del 1951 con “Othello”. Ma lui stesso annunciò, in conferenza stampa, che la copia non era pronta. E l’anno dopo trionfò al Festival di Cannes. In Laguna è ritornato 64 anni dopo nella versione originale doppiata in italiano (Gino Cervi dà voce a Othello/Welles) e restaurata dalla Cineteca nazionale. Un omaggio, in una sala Darsena esaurita, ad uno dei geni di sempre del cinema mondiale.

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