Un vigneto biologico esemplare

Gestito dalla Cantina Toblino di Sarche, con i suoi quaranta ettari è il vigneto bio più grande del Trentino. La conversione è iniziata nel 2011 e si è conclusa con la vendemmia di quest’anno. Alcuni vini sono già certificati

Se l’accesso di estranei a vendemmia già iniziata non comportasse intralcio alle operazioni, non avremmo dubbi nel consigliare ai viticoltori e/o ai direttori di cantine interessati alla vitivinicoltura biologica di andare a visitare proprio in questo periodo il vigneto biologico della cantina sociale Toblino di Sarche. Noi abbiamo avuto la possibilità di trascorrere una mattinata con il responsabile della gestione del vigneto biologico perito agrario Nicola Caveden e di intrattenerci successivamente con gli enologi della cantina Lorenzo Tomazzolli e Marco Pederzolli e con il direttore generale Gianantonio Pombeni. Tutti ex allievi dell’Istituto agrario di S. Michele.

Durante la visita al vigneto abbiamo raccolto informazioni di carattere tecnico ed organizzativo. In seguito il confronto ha riguardato un discorso più ampio sul ruolo di traino e dimostrativo che il vigneto biologico di Sarche potrebbe o potrà avere e sulle prospettive della viticoltura biologica in Trentino.

Il nostro resoconto esce nel momento in cui a livello provinciale e all’interno del Consorzio vini trentini si sta sviluppando un confronto tra sostenitori integralisti del biologico e altri che, pur favorevoli alla vitivinicoltura biologica, ne prospettano una crescita prudente e ponderata, circoscritta a zone veramente dotate di caratteristiche e condizioni ottimali nelle quali operano viticoltori convinti e consci delle difficoltà che dovranno superare.

Iniziamo dalla storia del vigneto. Sedici anni fa l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero che gestisce i 170 ettari di azienda agricola coltivata a vigneto e frutteto facenti parte della Mensa vescovile, proprietà dell’Arcidiocesi trentina, si trovava in difficoltà di bilancio avendo un carico di operai fissi troppo elevato rispetto alle entrate. Gli amministratori decisero di frazionare l’azienda e affittarla a blocchi ad agricoltori esterni. La cantina Toblino prese allora in affitto i 40 ettari corrispondenti all’attuale vigneto biologico. Il vigneto fu rinnovato totalmente con nuovi impianti razionali impostati per tipo di vitigno, forma di allevamento, dotazione irrigua, predisposizione alla difesa fitosanitaria.

La conversione alla gestione biologica è iniziata nel 2011 con i comparti vitati che ospitavano i vitigni Traminer, Sauvignon bianco e Moscato giallo. I vini ricavati da queste uve sono già certificati biologici e si possono acquistare dalla cantina Toblino. La composizione varietale è fatta per il 70% da viti a frutto bianco (Chardonnay, Sauvignon bianco, Incrocio Manzoni, Traminer, Pinot grigio, Gold Traminer, Moscato giallo) e per il 30% da uve a frutto rosso (Pinot nero, Merlot, Rebo, Teroldego, Cabernet franc e sauvignon).

Gli impianti di Mulller thurgau, Kerner e Nosiola, pur facendo parte del vigneto biologico, sono coltivati in collina.

La forma di allevamento è differenziata: 12 ettari a pergola, 28 a filare (guyot). Il tecnico si avvale stabilmente di 3 coadiutori addestrati che considera le dita di una mano, tanto sono precisi nell’eseguire le varie operazioni. Vi si devono aggiungere 6 coadiuvanti per l’esecuzione di interventi che richiedono tempo e rapidità di esecuzione (diradamento dei germogli, sgranatura dei grappoli in fioritura, spollonatura, sfogliatura, cimatura).

Il fabbisogno annuale è di 270 ore ettaro. Quest’ano 6 ettari sono stati colpiti dalla grandine.

Nicola Caveden fa parte di un sottogruppo che collabora con il Consorzio vini trentini nella messa a punto del disciplinare di produzione integrata volontaria per la vitivinicoltura. Ha contatti informativi con Diego Trainotti di Cavit e Maurizio Bottura della FEM, entrambi esperti di settore. Il piano agronomico viene stabilito tenendo conto del progetto cantina (le operazioni in vigneto condizionano la qualità dell’uva e del vino) sentendo anche i due esperti esterni. Gli interventi agronomici, dice Caveden, devono essere tempestivi e progressivi, cioè fatti nel momento giusto, tenendo conto del comportamento fisiologico dei singoli vitigni e del condizionamento dell’ andamento climatico. E’ sufficiente vedere da vicino i grappoli di Pinot nero appartenenti a tre cloni diversi (vigneto policlonale) per costatare il risultato dei vari interventi soprattutto di diradamento dei fiori in sovrannumero. Il terreno è inerbito nell’interfilare da una copertura controllata composta da essenze da sovescio.

Il controllo di certificazione è affidato ad una società specializzata di Bassano del Grappa. Si basa soprattutto su aspetti prevalentemente fiscali e di rispetto delle norme.

Dalla visita abbiamo ricavato conferma di due convincimenti: si può fare biologico solo in zone adatte. Ventilate nel caso di Toblino. Inoltre la scelta deve essere convinta e non sostenuta solo da motivi economici.

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