Alla scuola di don Bosco

La “strategia” salesiana per affrontare le emergenze educative di oggi

Sul tema della relazione educativa come condizione di possibilità dell'apprendimento nell'IRC si è focalizzato il corso di aggiornamento per insegnanti di religione del Trentino, organizzato dalla Provincia in collaborazione con l'Arcidiocesi di Trento, svoltosi il 2 e il 3 settembre scorso presso l'Istituto Salesiano di Trento e a cui hanno partecipato circa duecentotrenta docenti di IRC. Al centro la figura di don Bosco, nell'anno in cui ricorre il duecentenario dalla sua nascita.

“Credo che la figura di don Bosco sia molto attuale anche per la società di oggi e per questo sia importante riproporla”, ha spiegato don Lamberto Agostini, delegato dell'Ufficio Educazione e Scuola dell'Arcidiocesi di Trento e Preside dell'Arcivescovile. “La sua strategia però – ha continuato – non deve essere vista come rimedio all'emergenza educativa ma, al contrario, l'emergenza educativa deve essere vista come un'occasione per mettere in pratica il suo metodo”.

Ma come far funzionare la strategia di don Bosco con i giovani di oggi?

A questa domanda hanno provato a rispondere soprattutto don Enrico Lupano, catechista del centro di formazione professionale di Valdocco e don Adriano Bregolin, direttore dell'Opera Salesiana di Firenze.

Il primo ha “rispolverato” la storia del santo e, su questa linea, ha sottolineato come l'educazione sia soprattutto una “questione di cuore”, anche se i ragazzi sanno “mettere a dura prova il fegato degli adulti”. “I giovani, ieri al tempo di don Bosco così come oggi – ha sottolineato Lupano – sono una risorsa, una bomba atomica ma spesso non hanno nulla e non sono di nessuno”: “Per questo è importante ripartire dalla relazione con loro, mettendola al centro, secondo la metodologia che ci ha tramesso il santo”.

Ad illustrare la “strategia” salesiana nei dettagli e ad “adattarla” ai nostri giorni ci ha pensato don Adriano Bregolin, soffermandosi sul sistema preventivo e spiegando nei dettagli i tre elementi portanti: l'Amorevolezza, la Ragione e la Religione.

“I giovani di oggi, soprattutto negli istituti professionali, sono sicuramente simili ai giovani incontrati da don Bosco”, il salesiano. “Rispetto a quei tempi i ragazzi però hanno anche la possibilità di accedere ad una molteplicità di flussi informativi come Whatsapp, Facebook e Twitter che però trasmettono loro messaggi spesso contrastanti e generano una certa relatività e un generale sospetto dei valori e delle regole”.

“I nostri ragazzi sanno tante cose ma non sanno fare esperienze, non accettano la fatica, la frustrazione; sono concentrati su se stessi e vogliono la felicità subito”, ha precisato. “È importante educarli con amorevolezza, insegnando loro a passare da una realtà ‘virtuale’ ad un mondo reale, trasmettendo loro l’amore per la vita, illuminando il loro vissuto”, ha concluso.

Al termine delle due giornate di corso, che hanno visto la partecipazione di altri importanti relatori, gli insegnanti hanno partecipato alla Messa presieduta dall'Arcivescovo Bressan. Durante l'omelia il vescovo ha ringraziato gli insegnanti presenti e sottolineato loro come “la missione educativa, aldilà dei progetti e delle conoscenze, sia per la pienezza di vita dei giovani che incontreranno nel loro quotidiano”. “Oggi affidiamo a don Bosco i nostri giovani e il vostro ruolo di educatori”, ha concluso.

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