“La scuola? E’ un vestito elasticizzato”

Del Trentino elogia la scelta dell'alternanza scuola-lavoro e del multilinguismo

Trento, 9 settembre – “La 'Buona scuola'? In questa provincia è un amplificatore delle buone cose che qui già si fanno”. L'incontro con la ministra dell'Istruzione Stefania Giannini è la gustosa apericena alla vigilia dell'apertura dell'anno scolastico in Trentino. Ospite della rivista Panorama, che per quattro giorni, fino a sabato 12 settembre, racconta il meglio di Trento e del Trentino nella seconda tappa del suo tour nelle città d'Italia, nell'aula magna del liceo scientifico “Da Vinci” la ministra non si sottrae alle domande. Sono i giorni “caldi” dell'avvio del piano “Buona scuola” messo alla prova dalle prime assunzioni e assegnazioni di cattedre. Peraltro, l'unica contestazione fuori del “Da Vinci” è di pochi studenti medi.

Incalzata, ma non troppo, dalle domande del direttore di Panorama, Giorgio Mulè – si sarà pure letto tutto il ddl sulla “Buona scuola”, come afferma, ma appare superficiale, poco addentro nelle cose di scuola, come gli fa notare, nell'unica domanda del pubblico, un dirigente scolastico fresco di pensionamento -, la ministra sintetizza in due parole, autonomia e flessibilità, la riforma della scuola apparecchiata dal governo Renzi. “L'ultima grande riforma della scuola – afferma – è stata la riforma Gentile (del 1923, ndr), altro che i giri di cacciavite di chi mi ha preceduta. Un sistema rigido, basato sulla contabilità scolastica. La scuola del Novecento era un vestito a una sola taglia; oggi abbiamo un vestito elasticizzato”. Significa che la scuola può offrire ai ragazzi opportunità formative personalizzate, grazie a un punto della legge di riforma che secondo la ministra è stato poco evidenziato. Il riferimento è al curriculum dello studente, che agli studenti delle superiori la possibilità di personalizzare il percorso scolastico, cucendoselo su misura. Come un vestito, appunto.

Della scuola trentina la ministra tesse grandi elogi, perché ha saputo uscire per prima dalla sterile contrapposizione scuola-lavoro, “frutto di un paradigma culturale che contrappone questi due ambiti”, e per la scelta del multilinguismo. “Avete scelto di valorizzare il trilinguismo, a livello nazionale ci accontentiamo di due lingue”, dice. “Il multilinguismo è il primo passaporto per il mondo del lavoro. E sfido i sindacati a dire il contrario”, conclude.

Sono quei sindacati, fa notare Mulè, che hanno snobbato l'arrivo della ministra, con toni anche forti. “Ci sono forze che scelgono di mantenersi dalla parte del conservatorismo. I sindacati fanno questo”, risponde Giannini. “Non dico che dovrebbero applaudire al ministro che arriva, sarebbe venir meno al gioco delle parti, ma almeno mettersi al tavolo”. E poi invita a prendere atto di quanto il governo ha cominciato a fare. “Nel 2014, prima della legge di Stabilità, alcune sigle sindacali dicevano: 'Magari assumessero 100 mila persone”: ebbene, l'abbiamo fatto, e in tempi rapidissimi, considerato che la legge di riforma è stata approvata il 16 luglio. Abbiamo collocato 100 mila persone su tutto il territorio nazionale. Cominciamo l'anno scolastico con gli insegnanti in cattedra”. E a chi ha parlato di “deportazione” riferendosi al piano straordinario di assunzioni, la ministra ha risposto con due numeri: “Oggi, l'ho appena verificato, 6.886 insegnanti hanno detto sì al trasferimento, solo 8 l'hanno rifiutato”. Un segno, per Giannini, che la direzione, condivisa dal premier Renzi, è quella giusta. “Per me contano i progetti – conclude -. In questo anno e mezzo credo di aver dimostrato di essere funzionale a questo progetto. Siamo arrivati a meta. Il futuro è nelle mani di Dio, per chi ha fede”.

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