Chi pedala nel passato

Dalla Moserissima alla GiboStorica, corsa nel fine settimana in val di Cembra; negli ultimi anni l'esplosione delle gare che ricordano il “ciclismo eroico”

Bicicletta e abbigliamento d’epoca sono guardati con invidia piuttosto che con stupore come era fino a una quindicina di anni fa, quando la bici arrugginita apparteneva a uno sparuto numero di coraggiosi amatori

La celebre “Festa dell’uva” di Verla di Giovo, ha riservato quest’anno una chicca in più nel proprio programma: la “GiboStorica”, prima edizione della due ruote in omaggio al concittadino Gilberto Simoni, due volte vincitore del Giro d’Italia, che ha visto Aldo Moser come mossiere. In cento, sabato scorso hanno affrontato i 97 chilometri – 25 su sterrato – del percorso Verla-Egna-Vecia Ferrovia – Verla.

La particolarità dell’esibizione è stata quella del rigido abbigliamento storico (le vecchie maglie di lana e la bicicletta prodotta prima del 1987) alla quale hanno dovuto “adeguarsi” i partecipanti guidati da Gibo con la maglia rossa della Wilier Triestina, l'azienda di Bassano che vinse un Giro e un Tour con Magni e Kubler.

Il 18 luglio scorso, sempre con lo stesso stile d’epoca, si era disputata la “Moserissima” in onore di Francesco Moser e della sua famiglia. E il 25 luglio anche “La Valsugana viva la fuga” per ricordare l'impresa di Marcello Osler a Sorrento nel Giro d’Italia 1975: l'atleta perginese aveva tagliato il traguardo dopo 189 chilometri di fuga solitaria – tuttora un record – infliggendo quasi 9 minuti al secondo classificato Giovanni Battaglin.

“Negli ultimi anni, il fenomeno delle ciclostoriche è esploso. I partecipanti sono in media 3-400. Non c’è gara ma si percorrono luoghi del ciclismo eroico, quello di intramontabili campioni come Giradengo, Bottecchia, Guerra, Bartali, Coppi, Martinii, ma anche tratti turistici, per non dimenticare come era il ciclismo nel secolo scorso”.”, ci spiega Dario Pegoretti, fresco vincitore del Giro d’Italia d’epoca 2012, 2014 e 2015 (quest'ultima edizione – che prevedeva per altro anche due trasferte sui percorsi del Giro delle Fiandre e della Parigi-Roubaix – a pari merito con Alessio Casi di Arezzo), manifestazione alla quale partecipa dal 2010.

I Giri d’Italia d’Epoca sono gestiti da un’associazione senza scopo di lucro. L’obiettivo è quello di promuovere il ciclismo d’epoca attraverso biciclette da corsa con i comandi del cambio al telaio, i pedali con gabbietta (non automatici) le guaine dei freni esterne ai manubrio e l'inconfondibile abbigliamento.

“Siamo anche chiamati a fare da passerella in gare importanti”, aggiunge Pegoretti che possiede una collezione di 49 “cimeli” storici di vecchi corridori, e ogni tappa cambia bicicletta. “Sabato 3 e domenica 4 ottobre saremo a Como e ci cimenteremo durante la punzonatura, la partenza e in attesa dell’arrivo del Giro di Lombardia in programma domenica. Cercherò di partecipare con la bicicletta e la maglia della Forti e Veloci di Ermanno Moser”.

La bicicletta e l’abbigliamento d’epoca sono guardati con invidia piuttosto che con stupore come era fino ad una quindicina di anni fa, quando la bicicletta arrugginita apparteneva a uno sparuto numero di coraggiosi amatori. Ogni ritrovo è occasione di percorrere insieme, in bicicletta, un percorso in mezzo alla natura, su terreni in parte sterrati, o nei centri storici delle città sgombri da traffico. Ma è anche occasione di festa e di socializzazione, come è stato anche sabato a di Verla di Giovo.

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