I giovanissimi oggi, eccitati e confusi

L’esperto: “C’è un anticipo dello sviluppo psicologico rispetto a quello fisico”

Cinquant’anni fa i corsi per fidanzati avvenivano separatamente per i maschi e per le femmine, per evitare imbarazzi nel parlare di sesso. Oggi una mamma si è sentita chiedere dalla figlia di 8 anni: “Mamma, che cos’è l’orgasmo multiplo?”. In cinquant’anni ne sono state bruciate delle tappe! Il contrasto tra ieri e oggi è emerso chiaro venerdì 25 settembre, nella Sala di rappresentanza della Regione, dove il Consultorio familiare Ucipem di Trento ha introdotto le iniziative per il suo 50° anniversario presentando un grande esperto di educazione, Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, ricercatore all’Università di Milano.

“Tutto troppo presto. L’educazione sessuale dei nostri figli nell’era di Internet” è stato il tema della serata, che è anche il titolo del nuovo libro di Pellai.

“Che cosa sta succedendo nel percorso di crescita sessuale dei giovanissimi?”, si è chiesto il relatore. “Se fino a 20-30 anni fa i comportamenti a rischio erano gravidanze indesiderate o malattie a trasmissione sessuale, oggi i rischi avvengono per lo più fuori dalla vita reale, ma non sono meno pericolosi: i maschietti che già a 10-12 anni guardano pornografia on line sviluppano spesso gravi disturbi mentali e le ragazzine non ancora adolescenti che si fanno dei selfie in pose sexy e li mandano all’amichetto, rischiano di diventare lo zimbello della scuola, quando non finiscono nelle reti della pedofilia”.

“Eccitati e confusi”: questi gli aggettivi per definire i giovanissimi di oggi, secondo Pellai, che – oltre che medico e psicoterapeuta – è papà di quattro bambini. “Schiacciano un clic in un secondo, ma le conseguenze possono durare una vita”.

Oggi tutti hanno un cellulare: è il regalo classico della Prima Comunione. Pellai ha raccontato di una ragazzina che non ha ancora avuto il primo ciclo mestruale ma è entrata in collegamento Skype con un adulto che le ha chiesto di fotografarsi in pose osé. La mamma pensava di cominciare a fare educazione sessuale in occasione della prima mestruazione. “Ma oggi – ha commentato Pellai – c’è un anticipo dello sviluppo psicologico rispetto a quello fisico”.

E allora che fare? La prima risposta è “progettare insieme ai figli un uso responsabile del telefonino”, stabilendo delle regole, andando insieme a fare il piano tariffario, inserendo dei filtri che impediscano l’accesso a certi siti, facendosi inserire come genitori tra i contatti del figlio, in modo da poter controllare che cosa fa. I figli non vi vogliono tra i loro contatti, perché la pagina Facebook è “privata”? “Ma se hanno 300 contatti non è più privata”, è la risposta di Pellai.

Il problema è che i genitori per lo più non capiscono niente di social media e di tutte le diavolerie elettroniche che si fanno ogni giorno più sofisticate. Ma proprio per questo è loro dovere aggiornarsi. Ad esempio dovrebbero sapere che per entrare in Facebook si devono avere almeno 13 anni. Se i figli piangono perché tutti i loro amici hanno già un profilo Facebook pur non avendo ancora 13 anni, si può acconsentire che anche loro lo abbiano, ma a maggior ragione devono accettare tra i contatti i propri genitori. Lo stesso vale per WhatsApp, oggi usatissimo: in teoria per entrarci bisognerebbe avere 16 anni, ma nessuno lo sa. Anche in questo caso, Pellai consiglia di permettere ai figli di usare questa app, ma in cambio i genitori devono conoscere la password del cellulare, perché ogni tanto possono controllare che cosa ricevono.

Così ad esempio bisogna stabilire i tempi in cui i figli possono giocare alla Playstation e il divieto di tenere acceso il cellulare quando studiano. “Dobbiamo fare delle cose che non li fanno sentire bene, ma fanno loro bene”, ha commentato Pellai.

Inoltre è importante l’esempio. Se un padre dice a un figlio di non entrare in siti porno, deve essere il primo a non farlo. Anche perché il ragazzino lo scopre. Se una ragazzina è affascinata dai modelli diffusi dai media, in cui si fa credere che la seduttività erotica apre tutte le porte, è importante che la madre non mostri di essere a sua volta vittima di questi modelli. Il consiglio di Pellai è di non fare prediche, ma di mostrare interesse per certi video o programmi amati dai figli, cercando di discuterne con loro e di riportarli dentro la realtà.

In definitiva, per Pellai è importante “avere un progetto educativo”. L’educazione sessuale dei figli può essere difficile, ma è necessaria. Esistono tanti buoni libri che insegnano ai genitori come comportarsi. L’importante è cominciare presto, quando ancora c’è fiducia e complicità tra figli e genitori, tra i 4 e i 6 anni, quando arriva la domanda classica: come nascono i bambini. Tra i 6 e i 9 si può aiutare a capire le differenze tra maschio e femmina, tra i 9 e i 12 si può parlare dei cambiamenti del corpo, di sesso e piacere. E nella vita di tutti i giorni l’importante è “avere delle regole, condividerle e dare loro dei significati”.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina