Il mandato del buon samaritano

Numerose le testimonianze alla veglia missionaria diocesana per narrare l'essere “dalla parte dei poveri”

Comunione. Condivisione. Compassione. Modalità attraverso le quali trova espressione la dimensione umana per eccellenza, sintetizzata in unico verbo: quell'accogliere che è il primo passo per andare incontro all'altro, farsi suo prossimo ed esercitare la carità.

Il mese missionario, iniziato con la veglia svoltasi in Cattedrale sabato 26 settembre, si incardina su questi perni fondamentali che rivelano le attitudini del buon samaritano. Quelle che ognuno è chiamato a fare proprie, ponendosi "dalla parte dei poveri", come titola il messaggio di Papa Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale, in calendario domenica 18 ottobre.

Quell'essere al servizio degli altri, testimoniato con la loro vita dai missionari trentini presenti alla celebrazione, invitati a sedere sul presbiterio, che è vivere l'impegno dell'evangelizzazione missionaria come elemento connaturato all'esperienza cristiana, linfa vitale nel corpo della comunità ecclesiale.

"Il prossimo è chi ha avuto compassione, mostrando un amore dinamico che rispecchia la natura trinitaria di Dio", ha sottolineato l'arcivescovo Luigi Bressan invitando a coltivare di più lo spirito missionario all'interno della comunità e della Chiesa universale.

Accogliere l’altro è la chiave con la quale ognuno può aprire la porta del cuore al Vangelo e al suo annuncio diventandone a propria volta testimone e nel corso della veglia si sono susseguite numerose testimonianze, come quella di Cristian, giovane nigeriano, e di Samantha Gasperini, della Consulta della Pastorale della Salute.

Accogliere è anche accettare di farsi scombussolare la vita, vedere i propri piani andare all'aria, ma, se li prendi sul serio, i poveri danno una direzione alla tua vita, come è emerso dal racconto di Daniela Salvaterra, infermiera, missionaria laica in Perù.

Un giovane che in estate ha trascorso un mese a Manaus, in Amazzonia, nella comunità dove opera padre Gianni Poli, ha infine ricordato il significato profondo dell'opportunità offerta dal Centro missionario, che quest'anno compie 30 anni: "Ho conosciuto una realtà lontana, problematica ma ricca di valori: mi ha colpito l'accoglienza che ci è stata riservata e la disponibilità nel condividere, la religiosità e la passione con cui quei popoli vivono, pregano e accettano ciò che accade loro".

La veglia si è conclusa con il mandato a essere testimoni del Vangelo sulle strade del mondo e la consegna ai missionari presenti di una croce, simbolo dell’evangelizzazione, il ricordo di padre Franco Cellana, missionario per più di 30 anni in Africa, appena scomparso, e il saluto, mandato da Tripoli, di monsignor Martinelli.

Attualmente in Trentino vi sono 16 missionari, su 250 presenti in tutto il mondo. Tra coloro che si preparano a partire quest'anno c'è anche don Angelo Gonzo, fidei donum (così sono detti i sacerdoti diocesani "donati" alla Chiesa nel mondo) che, dopo alcuni anni come parroco a Trento in San Giuseppe, riparte per la Bolivia, ormai sua "seconda" casa.

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