Freschi, un confronto da non “buttar via”

Da un corsivo di Vita Trentina lo spunto per valutare le modalità del crescente impegno a recuperare e ridistribuire gli alimentari “freschi”

Non è passato inosservato “il contrappunto” (a pag. 21 del n.37 di Vita Trentina, due settimane fa) critico rispetto alle modalità di raccolta e ridistribuzione dei cosiddetti cibi “freschi” per i bisognosi. Secondo l'autore della rubrica “dongi”, che pure apprezzava la generosità dei volontari, non è “educativo e autentico” il modo di distribuire “al 90% non merce in scadenza ma già scaduta, secondo l’etichetta di legge”. Molti poi sono alimenti non necessari a un pasto quotidiano, ma stuzzichini o dolci…”

Il corsivista d'interrogava “se sia veramente un atto cristiano” dare ai poveri “le cose che altrimenti andrebbero buttate” e proseguiva segnalando anche i rischi per la salute degli altri, i possibili vantaggi per i supermercati “che evitano la grossa spesa di separare organico da carta e plastica e di aumentare le 'immondizie'. Infine, una preferenza a “chi raccoglie e distribuisce il cibo “secco” che almeno dura”.

Si tratta di rilievi utili per un confronto da non “buttar via” a priori. Proprio dall'apprezzamento di tante persone e realtà coinvolte nasce il desiderio di discernere comunitariamente le modalità di “fare bene il bene”. Per questo Vita Trentina – sollecitata anche da una replica dei suoi lettori (vedi pagina 39) – ha condotto un'inchiesta lasciando parlare due importanti realtà locali: Trentino Solidale e Banco Alimentare. E il dibattito rimane aperto, tanto più che siamo in una fase ancora iniziale sul fronte locale della lotta allo spreco: i passi avanti compiuti insieme possono aiutare il cammino di tutti.

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