Bolzano frontiera d’Europa

Le richieste della “Carta di Bolzano”: una legislazione europea per l’asilo, il superamento del Regolamento di Dublino, l’ammissione umanitaria dei profughi che vivono nei campi di paesi terzi nell’Unione Europea

Bolzano – Ricorreva sabato scorso il secondo anniversario della tragedia di Lampedusa. Il 3 ottobre 2013 morirono al largo dell’isola oltre 360 persone. Successivamente simili eventi si sarebbero dovuti ripetere più e più volte e si calcola che solo nel 2015 i morti in mare abbiano raggiunto la cifra di tremila. Non si è arrestato nemmeno il flusso di profughi che tentano di raggiungere l’Europa. Uno dei territori più interessati dal transito è quello di Bolzano. Dal 1° gennaio ad oggi circa 21mila migranti sarebbero passati dalla via del Brennero, tra i 100 e i 150 ogni giorno. Alla stazione di Bolzano i profughi provenienti dai luoghi dello sbarco trovano ristoro, solidarietà e conforto grazie al contributo delle istituzioni e delle associazioni di volontariato, per poi prendere il treno che li porterà oltre il confine.

Un viaggio lungo ed estenuante, pieno di ostacoli. In questo luogo simbolo, la stazione di Bolzano, la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, in collaborazione con la Regione Trentino Alto Adige, il Comune di Bolzano, il Centro per la pace, le Ferrovie dello Stato e Transart, ha promosso una giornata pubblica di riflessione e memoria. L’evento “Bolzano Frontiera d’Europa. Profughi, migranti, confini spinati” si è tenuto sabato scorso alle Officine FS.

Nel pomeriggio una tavola rotonda sui temi delle migrazioni verso l’Europa e dell’accoglienza e la diffusione della cosiddetta “Carta di Bolzano”. Si sono confrontati Luigi Manconi e Francesco Palermo della Commissione diritti umani del Senato, Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Arno Kompatscher, presidente della Provincia autonoma di Bolzano, e Carlotta Sami, portavoce dell’UNHCR. Oltre la discussione, ci sono stati musica e spettacoli. Ha chiuso la giornata il monologo di Moni Ovadia, “L’esodo e l’accoglienza”.

La “Carta di Bolzano” formula alcune proposte. Innanzitutto una legislazione europea per l’asilo. “In ogni paese europeo è in vigore un sistema differente riguardo alla richiesta di asilo e alle politiche di accoglienza. Se ci fosse in Europa un sistema comune e uniforme di asilo, diminuirebbe il numero dei movimenti interni non regolari di profughi”. In secondo luogo si tratta di superare il Regolamento di Dublino che prevede che i profughi debbano restare nel primo Paese dove mettono piede. Già ora, tuttavia, si possono applicare altri principi, come quello dell’unità familiare, ed alcune clausole già previste: “Quella di sovranità, cui ha fatto ricorso la Germania a favore dei profughi siriani, e quella umanitaria che permette a qualsiasi paese membro, pur non essendo competente dell’esame della domanda, di diventarlo per ragioni umanitarie fondate in particolare su motivi familiari o culturali”.

Un terzo punto riguarda l’ammissione umanitaria e il re-insediamento dei profughi che vivono nei campi di paesi terzi nei paesi dell’Unione Europea. Si tratta infine di perseguire “una nuova politica migratoria, europea e nazionale, ispirata da intelligenza politica, spirito umanitario, senso pratico”. Per l’Italia è urgente “prevedere altre modalità di ingresso legale, superando l’attuale decreto flussi”.

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