Il muro? Nelle nostre teste

Papa Francesco: “L’Europa è la patria dei diritti umani”. Il Brennero alza in Austria la temperatura della campagna per le presidenziali

Brennero/Lesbo – “Voi, abitanti di Lesbo, dimostrate che in queste terre, culla di civiltà, pulsa ancora il cuore di un’umanità che sa riconoscere prima di tutto il fratello e la sorella, un’umanità che vuole costruire ponti e rifugge dall’illusione di innalzare recinti per sentirsi più sicura. Infatti le barriere creano divisioni, anziché aiutare il vero progresso dei popoli, e le divisioni prima o poi provocano scontri”. Sono parole tratte dal discorso di papa Francesco, sabato scorso, nell’isola greca, di fronte a profughi e abitanti. Avrà pensato anche al Brennero, parlando di recinti e barriere? “L’Europa – ha detto ancora il pontefice – è la patria dei diritti umani, e chiunque metta piede in terra europea dovrebbe poterlo sperimentare, così si renderà più consapevole di doverli a sua volta rispettare e difendere”.

Per tutta la settimana i media italiani, con più o meno enfasi, avevano parlato del “muro del Brennero” o, nel migliore dei casi, di un reticolato di 250 metri che l’Austria avrebbe cominciato a realizzare per “chiudere” il confine. È vero che al Brennero sta sorgendo un muro? No, ma come ha scritto qualche giorno fa il vescovo Ivo Muser, “barriere, interessi delle singole nazioni, la differenza tra noi e gli altri, tra i locali e gli stranieri, tutto questo suscita timori e costruisce steccati nelle nostre teste e nei nostri cuori”. I muri sono innanzitutto nelle teste e nei cuori.

Quanto all’Austria è vero che il suo governo ha manifestato l’intenzione di intensificare i controlli alle frontiere e di creare perciò le necessarie infrastrutture. Tra queste è probabile che ci sarà un reticolato, così come già avvenuto al confine austro-sloveno. Ma al Brennero ancora non siamo a questo punto. La pressione del cosiddetto “flusso” è minima, mentre molto alta sembra essere la temperatura della campagna elettorale per l’imminente elezione del Presidente della Repubblica. Iniziative e dichiarazioni vanno infatti inquadrate in questo contesto e perciò, per quanto possibile, relativizzate.

Forte il dibattito in Austria, in questo momento, anche sul progetto parlamentare di indebolimento del diritto di asilo. Contro di esso si sono espressi i rappresentanti della Chiesa cattolica e di altre Chiese. Caritas, Diakonie, Samariter-Bund, Croce Rossa, Volkshilfe e Amnesty International hanno firmato venerdì scorso un pressante appello ai deputati affinché l’Austria mantenga la sua tradizione umanitaria. Il vescovo di Feldkirch Benno Elbs, da poco incaricato per la Caritas, ha sottolineato in questo contesto che l’aiuto ai profughi è un “compito umano e un dovere cristiano”.

“Auspichiamo una soluzione davvero europea, di solidarietà anche verso Italia e Grecia. Qui non vengono dei nemici, ma persone in grandissima difficoltà che cercano di salvarsi. È un dovere aiutarle”. Lo ha dichiarato a Radio Vaticana Erich Leitenberger, portavoce del Consiglio Ecumenico delle Chiese in Austria. “Il Brennero torna ad essere un simbolo di divisione. Ci stiamo allontanando dalla visione di una nuova Europa unita che è stata al centro dell’interesse per più decenni, adesso non vale più”.

Ma il vescovo di Bolzano-Bressanone resta convinto: “L’Europa può affrontare questa sfida”.

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