La “prima” mela

80 varietà di mele e 12 di pere, non più coltivate in valle. Nel frutteto storico si ripercorre l’evoluzione della frutticoltura nonesa

Ci sono tutte le piante da frutto che hanno caratterizzato la storia delle coltivazioni arboree della Valle di Non: 80 varietà di mele e 12 di pere, non più coltivate in valle. Siamo al frutteto storico del Comune di Cles, in località Piano, vicino al ristorante Bersaglio. Le piante, messe a dimora nel 2008 su un terreno di 4.300 metri quadrati, provengono da innesti dell’Alta Valle di Non, della Fondazione MACH e della Stazione sperimentale di Laimburg di Bolzano e, si prevede, raggiungeranno dimensioni notevoli come quelle di un tempo.

L'idea era stata lanciata una decina di anni fa da Mario Springhetti, allora assessore comunale all’agricoltura: “Non è una semplice collezione di vecchi meli e peri”, ci spiega. “Questo vuole essere un luogo dove è possibile ripercorrere l’evoluzione della frutticoltura nonesa”.

La coltivazione del melo nelle valli del Noce, continua l'esperto, è praticata da diversi secoli e sono molte le documentazioni che testimoniano l’importanza che questa coltura ha sempre avuto in loco. Ne sono un esempio i riferimenti contenuti nelle “Carte della Regola” di Dardine (anno 1564) e di Cles (anno 1641), ma anche negli stemmi comunali e nei dipinti presenti in chiese e palazzi antichi.

Il frutteto è visitabile durante l'anno (info alla Pro Loco, 0463.421376) e, in futuro, all'interno del podere, saranno collocati dodici cartelloni didattici. Numerose visite sono state organizzate in collaborazione con Strada della Mela, APT valle di Non, circoli anziani.

Le mele hanno nomi affascinanti: Calvilla bianca d’inverno, Rosa doppia, Rosa di Caldaro, Belfiore Giallo, che sanno di antico e che ricordano anche come le mele siano parenti delle rose. La memoria del passato, in Val di Non e in Trentino, è così forte che lo storico Istituto Agrario di S. Michele – Fondazione Edmund Mach – ha creato una ricca collezione di varietà storiche per il Meleto di Tolstoj in Russia coinvolgendo realtà contadine dell’Alta Val di Non per il reperimento di alcune tipologie di piante, che sono le consorelle di quelle che si trovano in questo terreno.

“Il progetto storico comincia a dare i suoi frutti, suscitando la curiosità di turisti e nonesi; solo a vederle, queste piante regalano forti emozioni”, commenta l’attuale assessore all’agricoltura, Andrea Paternoster. “Siamo al lavoro per facilitare l’accesso al frutteto. Raccogliere le mele è stata una festa, abbiamo fatto la merenda, seduti sulle cassette di legno come si faceva un tempo, commentando gli ultimi eventi della stagione”.

Le mele del frutteto storico, spiega ancora Springhetti, già da alcuni anni vengono richieste per allestire delle mostre in diverse realtà del nord Italia. “Esposizioni – conclude – vengono allestite periodicamente in diverse case di riposo delle nostre valli”.

Durante la manifestazione del prossimo fine settimana, Pomaria, a Cles si potranno acquistare alcune delle mele provenienti dal frutteto. Tutto il ricavato della vendita sarà devoluto in beneficenza alla Fondazione Ivo De Carneri che, sull’Isola di Pemba (Arcipelago di Zanzibar-Tanzania), promuove la lotta alle malattie parassitarie e infettive e supporta lo sviluppo dell’agricoltura e l’allevamento del bestiame.

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