Se il mondo va così, non cediamo alla sfiducia

“Così va il mondo… e noi non ci possiamo fare niente”. E’ questo modo di pensare, diffuso come un contagio virale, a seminare la sfiducia e la rassegnazione nel nostro tempo. Lo riconosce l’occhiuta analisi della scrittrice Mariapia Veladiano, che lunedì sera ha infiammato un’indimenticabile serata nella Settimana dell’accoglienza (pag. 7). Per la dirigente scolastica vicentina, apprezzata per quattro anni in Vallagarina, ne consegue una reazione passiva, affidata al linguaggio dell’ineluttabilità: “Ogni giorno 20 incidenti sulle strade? E’ colpa del progresso. E i tre morti sul lavoro, ben 752 nei primi nove mesi dell’anno, secondo i dati INAIL? Colpa dei ritmi di lavoro…”.

In quest’epidemia di ma-che-ci-posso-fare-io? si alimenta l’individualismo e – anche nel nostro Trentino, culla della cooperazione – è cresciuto il rischio dell’indifferenza e del chiamarsi fuori. “Tanto, così fan tutti”: di questa concessione si è nutrito anche quel bubbone vergognoso della nostra autonomia che sono i vitalizi regionali, finalmente oggetto di una reazione tardiva, tradotta dalle ACLI in un’importante proposta di legge popolare che attende ancora firme.

Ma allora come combattere e vincere la sfiducia? Una “botta d’entusiasmo” , per dirla ancora con Veladiano, viene da iniziative dal basso come quest’inedita settimana del CNCA che ha agganciato nell’accoglienza molti altri enti. E si è visto come una piazza dimenticata può diventare presidio di partecipazione (vedi pag. 6), come un’anziana suora di Carità si è fatta mamma per tante mamme, come l’amministrazione pubblica debba puntare ad un welfare generativo, moltiplicatore di bene comune.

Ma non basta. Serve soprattutto un’opera educativa, nelle scuole sì, ma anche nelle famiglie (come ci diranno domenica a Trento i coniugi Zamagni), perché s’impara da ragazzi e si sperimenta da giovani  la gratuità che supera il calcolo, la sana indignazione  che contrasta il menefreghismo, l’interesse che ridesta lo spirito d’iniziativa. Anche la crisi di Roma, sulla quale abbiamo raccolto tre voci di trentini che vivono nella capitale (pag. 5), può essere interpretata, ma non giustificata, con un deficit di partecipazione.

Nel primo capitolo della sua programmatica Evangelii Gaudium, Papa Francesco ricorre ad un neologismo sudamericano per spiegare l’importanza di “prendere l’iniziativa”, di non tirarsi indietro, arresi alla sfiducia: quel “primerear” vale per il Signore che ci precede, ma anche per ogni uomo di buona volontà che non cede alla pigrizia fatalista ma scatta in piedi, mettendo il proprio mattone nel servizio quotidiano e anche nell’interesse “politico” al piccolo mondo che lo circonda.

Nella settimana in cui è stata approvata una riforma istituzionale per tanti aspetti virtuosa, compresa l’impegnativa salvaguardia delle autonomie speciali, dobbiamo guardare al dito puntato di don Luigi Ciotti: “La vera riforma per il nostro Paese – ha detto alla sala della Cooperazione lunedì sera – è quella più profonda, la riforma delle nostre coscienze”.

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