Castagne e vino novello

Dopo due annate di scarsità, la produzione è tornata alla normalità. I frutti sono sani e di buona qualità. Buona anche l’annata del vino novello che accompagna le castagnate d’autunno

Abbiamo seguito anche quest’anno con note settimanali il ciclo vegeto-produttivo dei castagneti che rappresentano una fonte di reddito importante in molte zone del Trentino. C’era, ad esempio, una grande attesa per la comparsa delle temute galle primaverili causate dalla vespa galligena (cinipide) che solitamente accompagna la schiusura delle gemme compromettendo il regolare sviluppo dei germogli con conseguente indebolimento della pianta.

Il numero di galle è invece risultato molto inferiore o addirittura nullo rispetto alle annate precedenti. Gli entomologi della Fondazione Mach che seguono da anni la castanicoltura nelle varie zone del Trentino attribuiscono il calo numerico della vespa galligena all’attività del parassitoide Torymus sinensis che hanno dapprima fatto arrivare dall’Università di Torino e poi allevato per liberarlo nei castagneti all’inizio di almeno quattro stagioni consecutive.

Il Torymus si è ambientato nell’ecosistema castanicolo prima del previsto, probabilmente sommando la sua attività di contenimento naturale a quella di altri parassitoidi e/o predatori già presenti nei vari siti. Tecnici e castanicoltori ritengono che si tratti di un insediamento destinato a durare nel tempo.

Nel mese di giugno le piante di castagno sono entrate nella fase di fioritura accompagnata da clima favorevole all’impollinazione e il grado di allegagione è stato tanto regolare da far prevedere una produzione abbondante. Nei mesi successivi però l’assenza di piogge e la conseguente perdurante siccità ha fatto temere per la prosecuzione del lo sviluppo dei ricci. Le piante erano infatti molto cariche, ma i ricci rimanevano piccoli. In seguito il timore è aumentato ulteriormente, perché la cascola fisiologica che di solito si verifica tra agosto e settembre tardava a sgravare le piante da un carico che appariva eccessivo al punto da frenare la crescita dei frutti all’interno dei ricci. La siccità ha sicuramente condizionato la pezzatura dei frutti che in alcune zone non risulta ottimale.

Giova ricordare che il valore commerciale (prezzo) è determinato dal numero di frutti che occorrono per arrivare al peso di un chilogrammo. La classificazione merceologica corrente prevede infatti le seguenti categorie: AAA: meno di 48 frutti a chilogrammo; AA: da 48 a 65 frutti per chilogrammo; A: da 65 a 85 frutti per chilogrammo.

“Quest’anno – dice Stefano Pradi, presidente della Cooperativa castanicoltori del Trentino e Alto Adige – vendiamo a 8 euro a chilogrammo la prima qualità e a 6 euro la seconda”.

E’ interessante la coincidenza tra il prezzo della prima categoria (8 euro/kg.) con il reddito netto per ora lavorata ricavato dalla vendita di 10 quintali di marroni di prima e seconda qualità raccolti da un ettaro di castagneto a prezzo di 6 euro per la prima e 4 euro per la seconda. Il calcolo risale a due anni fa ed è stato elaborato dal presidente della cooperativa che mette nel conto 200 ore lavorative nell’arco della stagione.

Pari a circa 8 quintali è anche la quantità di marroni che si raccoglie da un ettaro di castagneto con 60 piante ed una produzione di 12-14 chili per pianta. Il totale sale a 20 quintali/ha se si tratta di castagneto piantato ex novo con una densità di 100-150 piante ettaro.

“La Cooperativa castanicoltori – dice il presidente – punta sulla vendita diretta al minuto presso il centro raccolta di Vigolo Vattaro rifornito dal conferimento libero da parte degli associati e sulla partecipazione a fiere ed eventi di carattere enogastronomico che si svolgono i vari paesi del Trentino nel periodo autunnale. Nel paniere di offerta della cooperativa ci sono anche i trasformati: birra di castagne, crema di marroni al naturale e/o aromatizzata al cacao, marroni canditi in sciroppo o affogati in diversi tipi di grappa trentina. E per Natale il panettone di farina di castagne che ci fornisce una cooperativa della Val Camonica (Brescia)”.

A proposito di enogastronomia, vogliamo concludere il resoconto della campagna castanicola parlando di vino novello che ben si accompagna alle castagnate. In passato nelle case dei contadini ad accompagnare le castagne (che prevalevano sui marroni) era il vino nuovo della propria cantina o addirittura il mosto. Oggi è di moda il vino novello prodotto con la tecnica della macerazione carbonica.

A partire dal 31 ottobre (inizio legale) sarà il vino novello della vendemmia 2015. Anselmo Martini, enologo di Cavit, usa termini di eccellenza per il novello di quest’anno: bella intensità di colore e olfattiva, perfetto equilibrio tra i vari componenti enologici, pieno e rotondo.

Non poteva avere esito diverso l’uva di partenza rappresentata in prevalenza da Teroldego: sana, con buccia resistente, matura al punto giusto. La buccia spessa, dovuta probabilmente all’andamento stagionale secco, aumenta la resistenza dei grappoli al peso dell’uva ammassata nei grandi recipienti dove si svolge il processo di macerazione e che determina all’interno degli acini interi una serie di processi biochimici che danno corpo e freschezza al vino novello.

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