Sui pedali, come nella vita

Dal 2009, il circuito “Trentino MTB” ha richiamato oltre 40 mila biker: “La mountain bike è uno degli sport più faticosi e, per questo, anche più educativi”, sottolinea il presidente del challenge Alessandro Bertagnolli

Lo sport come metafora della vita. Una sfida con se stessi che, nel mountain biking, si sublima. E, come la vita, anche lo sport segue percorsi off road. Quelli, nel nostro caso, del circuito “Trentino MTB presented by crankbrothers”, che, sabato 24 ottobre, ha premiato i primi cinque biker di ogni categoria individuale (a cominciare dall'atleta di casa Ivan Degasperi, campione davvero Assoluto), le prime cinque squadre, gli 85 “Friends” di tutte e sei le prove dell'adrenalinica stagione 2015 (l'ottava, confermata in toto, dovrebbe iniziare il prossimo 8 maggio) e i vincitori della Classifica dello Scalatore.

“Lo sport della mountain bike è uno dei più faticosi e, per questo, anche più educativi”, sottolinea il presidente del challenge Alessandro Bertagnolli. “Niente viene regalato, tutto va guadagnato con le proprie forze e il proprio coraggio. La salita impone lo sforzo fisico, mentre la discesa aiuta ad affrontare le difficoltà, gli ostacoli nonché i pericoli. Ed entrambe richiedono ai biker un impegno addirittura maggiore rispetto a quello del ciclismo su strada”.

Ogni anno trascorso in sella a una mountain bike insegna cosa significa salire e scendere, in bicicletta come nella vita. “Ma sono più le sconfitte dei successi”, ricorda ancora Bertagnolli. “Partecipare è più importante che vincere, insomma. Anche perché, su 4 mila iscritti ad esempio, alla fine uno vince e 3.999 perdono. Proprio come nella vita, appunto. Questo, però, deve servire di sprone e dare la forza di migliorare. La vera sfida è con se stessi prima ancora che con gli altri”.

Sfide, spesso all'ultima curva, che nel “Trentino MTB” godono dell'immensità dei paesaggi: valli, boschi, montagne e altipiani, teatro delle più belle, apprezzate e affollate gare nazionali dedicate agli appassionati delle ruote grasse.

Viaggiare, infatti, è anche storia e cultura. “È andando in mountain bike che si definiscono meglio i contorni di un paese e che si colgono le sue sfumature”, spiega Bertagnolli. “Dettagli – aggiunge – che, poi, potrebbero rivelarsi determinanti per l'esito di una gara. Noi vogliamo che le nostre competizioni passino attraverso il nucleo abitato, per permettere alla comunità di vivere l'evento”.

Eventi che, dalla primavera 2009, hanno richiamato 31.375 atleti (oltre 40 mila, includendo i non classificati), per un totale di chilometri corrispondente a 218 volte il giro del mondo. Un milione, invece, quelli coperti quest'anno da 4.200 corridori, 661 minibiker e 710 team, con una partecipazione extra regionale del 60% circa, Sicilia compresa. E con conseguenti ulteriori benefici per la promozione e l'economia turistica del territorio, sebbene reperire fondi pubblici e privati sia ormai sempre più complicato.

“È il 'Trentino da pedalare' – conclude Bertagnolli – che, a fronte di investimenti contenuti, facendo squadra a livello organizzativo e competendo con la stessa dedizione dei biker, dà anche la possibilità a tanti amatori di correre a fianco di grandi campioni”.

Forse aveva davvero ragione lo scrittore Chip Brown: “Le biciclette sono catalizzatori sociali che attraggono una categoria di gente superiore”.

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