“Carcere, intraprendere strade nuove”

Caterina Iagnemma: “Si possono promuovere forme di giustizia moderne: la giustizia riparativa e la mediazione penale”

“La situazione penitenziaria attuale impone di avere il coraggio di pensare qualcosa di nuovo, di percorrere strade nuove; appiattirsi sulla pena detentiva come unico strumento di punizione è improduttivo, anzi, dannoso”. Tutti i limiti di una concezione retributiva della pena ancora dura a morire li evidenzia la dott. Caterina Iagnemma, stretta collaboratrice del prof. Luciano Eusebi all’Università Cattolica di Milano. Al recente convegno promosso dall’Apas – Associazione provinciale aiuto sociale – di Trento, nel suo trentennale, la dott. Iagnemma ha fatto il punto sulla situazione carceraria italiana.

“Oggi l’unico strumento di punizione è la pena detentiva, figlia di una concezione retributiva della pena che mostra tutti quanti i suoi limiti, soprattutto in chiave preventiva, oltre che in termini di umanità per la situazione carceraria che ben conosciamo. E’ quindi necessario oggi allontanarsi da un’ottica strettamente retributiva – di cui la pena è figlia – per abbracciare nuove forme di penalizzazione”, spiega ai microfoni di radio Trentino inBlu.

In concreto, in che modo?

“Attraverso un ampliamento del catalogo delle pene principali previste – penso, ad esempio, al recente istituto della messa alla prova – e andando verso forme di giustizia, per così dire, moderne: la giustizia riparativa e la mediazione penale”.

Cosa accomuna queste forme di giustizia?

“Le accomuna il mettere a confronto la vittima con l'autore del reato e, soprattutto, il lavorare in termini di progettualità su chi ha commesso il reato, spingendolo – ovviamente con il suo consenso – ad intraprendere un percorso di comprensione di quanto accaduto e di rieducazione in termini di nuova adesione al precetto penale che è stato violato”.

Va in questa direzione l'istituto da lei citato della messa alla prova.

“L'introduzione all'art. 168 bis del codice penale della sospensione del procedimento con la messa alla prova dell'imputato rappresenta un timido passo in avanti. L'autore del reato invece di scontare la pena detentiva si impegna, con la collaborazione dei servizi sociali, in un progetto che lo porta a ripensare quanto commesso. Ma la strada da fare è ancora molta”.

Un ampliamento del catalogo delle pene principali è stato fatto dalla Commissione Palazzo. Con quali esiti?

“Molti degli input che questa commissione aveva dato non sono stati recepiti dal governo. Bisogna avere il coraggio di pensare qualcosa di nuovo”.

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