L’Italia in ripresa? Sì, no, forse…

Negli ultimi mesi, complici diversi fattori macroeconomici (calo del prezzo del petrolio, denaro in abbondanza dalla Bce, cambio dell’euro favorevole), non si fa altro che tifare per una ripresa che dovrebbe mettere fine a sette anni di crisi. Ne parlano tutti i principali protagonisti: il presidente della Repubblica Mattarella, quello della Confindustria Squinzi, il presidente del Consiglio Renzi, il ministro dell’economia Padoan, il governatore di Bankitalia Visco… Ma è proprio così? L’agenzia Sir lo ha chiesto a due economisti: i professori Alberto Quadrio Curzio e Leonardo Becchetti.

“Non vi è dubbio che la ripresa ci sia”, osserva il prof. Alberto Quadrio Curzio, presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei e già preside all’Università Cattolica di Milano. “Lo denota la concordanza di vari dati: dall’occupazione con un netto incremento di posti stimato attorno ai 350 mila, al continuo rialzo delle previsioni di crescita per quest’anno, ora intorno allo 0,9%, all’atteggiamento favorevole verso l’Italia dei mercati finanziari”. Quadrio Curzio apprezza la “scelta coraggiosa e controversa di alleggerire il gravame fiscale sulla prima casa”.

“Oltre ai noti fattori favorevoli di euro, denaro Bce e petrolio, a confermare la bontà della ripresa in atto ci sono i dati sul denaro che torna a trasferirsi alle famiglie con nuovi mutui, l’acquisto di case e la ripresa dei consumi”, ragiona il prof. Leonardo Becchetti, docente di economia politica all’Università Roma Tor Vergata. “Ma una misura che sarebbe davvero utile, sia per motivi di equità sociale sia per la lotta alla povertà, sarebbe quella del ‘reddito minimo’. Siamo gli unici, insieme alla Grecia, a non averlo nel nostro sistema di welfare. Mi pare che questo debba essere il prossimo passo verso cui puntare, trovando le risorse per realizzarlo”.

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