Un giurista trentino a Vienna

Lo studioso di Revò Carlo Antonio Martini fu autore di riforme epocali. Grazie all’incondizionata stima dell’imperatrice Maria Teresa divenne il precettore giuridico dei suoi figli, futuri sovrani

Dietro riforme epocali per l’Europa come quella del sistema scolastico di Maria Teresa d’Austria o quella del primo Stato europeo che abolì la pena di morte, il Granducato di Toscana retto dal figlio di Maria Teresa, Pietro Leopoldo, c’è il pensiero di un giurista trentino, tanto famoso all’epoca quanto dimenticato nei secoli successivi: Carlo Antonio Martini. Alla sua figura e alla sua opera l’Associazione Italia-Austria di Trento e Rovereto ha dedicato un convegno lunedì 23 novembre con relazioni dell’ex preside di Giurisprudenza dell’Università di Trento Diego Quaglioni, della docente della stessa Università Lucia Bianchin, e dello storico dell’arte Roberto Pancheri, segretario della Società Trentina di Studi Storici.

“Carlo Antonio Martini giurista trentino a Vienna” è il titolo del convegno, svoltosi nella Sala Rosa della Regione con il Patrocinio del Forum Austriaco di Cultura e del Consolato Generale d’Austria. La storia di Martini, nato a Revò nel 1726 e morto a Vienna nel 1800, si muove tra due patrie, la “piccola patria” trentina e la “grande patria” dell’Impero asburgico. Nella temperie culturale del secondo Settecento, “età fervida e fertile di riforme e rivoluzioni”, come ha ricordato Quaglioni, Vienna pullulava di grandi personalità italiane (basti citare il poeta Metastasio e il musicista Salieri) e tra queste molte provenivano dal Trentino. Quaglioni ha inquadrato la complessa figura di Martini nella straordinaria fioritura di giuristi trentini del ‘700 (tra cui Tartarotti, Pilati, Barbacovi e Romagnosi), dovuta alla posizione del Trentino come ponte tra due culture giuridiche: quella di derivazione romana, influenzata dal diritto canonico, e quella mitteleuropea derivante dalla Riforma protestante.

La produzione scientifica di Martini, docente all’Università di Vienna, procede in parallelo con la sua attività di legislatore: fu autore della riforma del codice civile della Galizia, primo esempio di diritto privato europeo, della riforma del sistema scolastico austriaco, che rese pubblica l’istruzione di base, e della riforma del sistema giudiziario della Lombardia (dove operava Cesare Beccaria) e delle Fiandre. L’egemonia culturale di Martini durò per circa 80 anni, ha commentato Lucia Bianchin, e basterebbe questo a qualificare l’importanza del giurista trentino. L’opera di Martini ha poi conosciuto un periodo di oblio con l’arrivo del diritto napoleonico, e solo da una trentina d’anni sono ripresi gli studi su di lui. In Italia non era studiato perché era considerato austriaco (è infatti spesso citato come Karl Anton von Martini), ma anche in Austria la sua figura è rimasta a lungo in ombra. Per molto tempo Martini è stato considerato un bravo funzionario al servizio dei sovrani asburgici, ma da qualche tempo questa posizione è stata rivista ed è stata riconosciuta a Martini la poliedricità di un autentico filosofo del diritto.

L’incondizionata stima dell’imperatrice Maria Teresa portò Martini alla Corte di Vienna, dove divenne il precettore giuridico dei figli della sovrana, in particolare del futuro imperatore Giuseppe II e del suo successore Leopoldo II, che da Granduca di Toscana abolì per primo in Europa la pena di morte.

Il convegno, introdotta dal direttore del Forum Austriaco di Cultura, Herbert Jaeger, si è concluso con un contributo di Giorgio Martini, membro del direttivo dell’Associazione Italia-Austria, sulla genealogia del giurista di Revò. L’incontro è stato sponsorizzato dalla Cassa Rurale di Trento e dai Consigli regionale e provinciale.

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