Memorie di Vita

A Lavarone, l’Albergo Nazionale e una della famiglie Bertoldi, quella di Mario detto “Mato”, sono abbonati al nostro settimanale dal 1926

L'ha ricordato, venerdì 18 dicembre, il direttore Andreatta, al termine del concerto del Coro della Sosat, nella Chiesa del Santissimo: per Vita Trentina, si apre il novantesimo di fondazione. Annuncio che è rimbalzato immediatamente anche nelle frazioni Cappella e Piccoli di Lavarone dove, due abbonati – l’Albergo Nazionale e una della famiglie Bertoldi, quella di Mario detto “Mato” – rivendicano una continuità storica pluridecennale dal 1926 quali abbonati: il primo sotto lo stesso indirizzo nonostante i diversi passaggi di proprietà, l’altro nel solo cambiamento generazionale del nome del capofamiglia.

I gestori del Nazionale, Enli Pace e Ranko Ilic attendono come tutti gli operatori economici della zona la neve. La stagione invernale vive su questo bene naturale. Ma non piove da due mesi e di neve salvo una spruzzatina di settimane fa neppure l’ombra. Quella artificiale rappresenta un po’ il toccasana in tutte le stazioni invernali, tanto per incominciare. Ma sugli Altopiani, dove batte il sole, produrre neve programmata è un’impresa.

Anche perché la temperatura è piuttosto elevata. La grande stufa a olle stempera i rigori del gelo mattutino nel bar dell’albergo dove si ritrovano molte persone per il caffè, un cappuccino con brioches. Fuori scorgi solo qualche passante frettoloso. Non è la comunità che conosciamo. I più, che rappresentano soprattutto la popolazione anziana, se ne stanno rintanati nelle loro case. Solo nella tarda mattinata cresce l’animazione nei negozi, nel panificio e al caseificio sociale produttore e sponsor del formaggio “Vezzena”.

Luogo di affrettati incontri mattutini e pomeridiani, tuttavia, è la fermata delle corriere per il trasporto di scolari e studenti, dove i più piccini devono essere obbligatoriamente accompagnati da un genitore o da un loro sostituto autorizzato. Ma il capannello degli adulti si scioglie in un baleno alla prima accelerazione del bus per la partenza.

L’annotazione è di Mario “Mato” Bertoldi, un’enciclopedia di fatti e antefatti di Lavarone oltre che un burlone nato, che per un passaparola, dopo Maria Pace, ha anticipato il nostro arrivo al Nazionale. Ci ha raggiunti dai Piccoli, dove per l’inverno sono rimasti solo in due, lui e la compagna Fernanda. Il nonno di Mario, Massimino, Kaiserjaeger, invalido di guerra, saltaro del paese, cioè guardiaboschi, morto nel 1944, aveva sottoscritto il primo abbonamento a Vita Trentina. Tradizione che prosegue oggi, passata dalla nonna Pierina, al papà Alberto e a lui stesso, dal 1990.

La comitiva si allarga con il saluto della direttrice della Cassa Rurale, di Annamaria Gasperi detta Fogona, di sua figlia Maria Canepele, infermiera a Trento. La conversazione prende mille strade. Si parla di tutto dei ragazzini che devono essere accompagnati alla corriera anche se le abitazioni sono a due passi dalla fermata, delle belle omelie del parroco don Piergiorgio Malacarne, sempre in moto da una parrocchia all’altra, un genio delle inventive meccaniche nel suo laboratorio, dei giovani che disertano molte iniziative collettive. All’inaugurazione della mostra nel Palazzo municipale su “Semplicemente neve”, uno spaccato sulla storia dello sci del luogo con molti personaggi pionieristici visitabile fino al 3 aprile 2016, di giovani neppure l’ombra. Merita di essere visitata.

La discussione cade sulle anomalie di stagione, sulla neve che non arriva anche se fioccano le prime prenotazioni natalizie, confida Enli Pace, mentre il marito ricarica la stufa a legna che al piano terra soppianta i termosifoni. Tuttavia vengono prese con una certa titubanza, quasi con trepidazione, indicando con il braccio e gli occhi il cielo. Bel altre sarebbero le prenotazioni con il terreno innevato.

Maria Pace, insegnante di religione alle medie di Lavarone-Folgaria e dell’Alta Vallagarina, per vent’anni consigliere comunale, assessore e vicesindaco nelle giunte del sindaco Aldo Marzari, nonché componente dell’esecutivo della prima Comunità di Valle, è l'ultima erede dell’Albergo Nazionale, fondato nel 1897. Il complesso alberghiero ha avuto quali titolari, nell’ordine, Giuseppina Canepele, Giulia Righele, Lori Pace e infine Enli Pace e Ranko Ilic.

Un’insolita linea matriarcale quella dominante. È Maria la memoria storica di molti eventi del passato in parte legati anche a Vita Trentina, per l’impegno profuso nel corso del suo impegno politico che ha abbandonato prima delle elezioni comunali del 1914, “con il preciso obiettivo – dice – di passare la mano ai giovani”, nel campo delle ricerche storiografiche della zona con la pubblicazione di una decina di libri, anticipando di qualche anno gli studi che ora abbondano, ad esempio sulla prima Guerra Mondiale. Con un certo orgoglio cita “Cronache della Guerra 1914-18” che raccoglie gli scritti di don Nicolò Nicolao e don Guido Floriani i quali, nei loro diari, raccontano gli anni di internamento della comunità di Lavarone a Branau in Austria.

A partire dal 1926, Vita Trentina ha accompagnato le fasi principali della ripresa sociale, culturale ed economica degli sfollati usciti da una povertà estrema a causa dei morti e dei danni provocati dal conflitto mondiale. “In soffitta – racconta Maria – anni addietro durante i lavori di ristrutturazione dell’albergo abbiamo trovato tutte le copie del settimanale diocesano raccolte con ordine per annata. Le abbiamo sfogliate, una ad una, valutando i riferimenti di cronaca con la nostra zona per consegnare, infine, quelle selezionate ai responsabili della Biblioteca.

Maria, compagna di classe in ginnasio di don Ivan Maffeis, conferma l’attaccamento della famiglia al settimanale avendo, tra l’altro, sostenuto l’abbonamento a un parente emigrato in Brasile, morto tempo addietro. È una catena di simpatia dimostrata da tante altre persone. Accanto ai contenuti sempre di attualità, quello che rimarca è la continuità del recapito: non una persona fisica, ma l’Albergo Nazionale che rappresenta un tassello significativo di storia locale con i suoi eventi, clienti e aneddoti.

Certo i tempi sono cambiati anche sugli Altopiani. La multimedialità per Maria Pace è una speranza e un auspicio nei confronti dei giovani e di molte famiglie che hanno tagliato con la stampa cattolica che deve continuare a vivere. Ha rivisto la luce, dopo le distruzioni fasciste della tipografia e della redazione all’antivigilia di Natale, in quattro pagine, con il saluto di San Francesco: “Pax et bonum” (pace e bene) ed un messaggio forte: “Nella cara e serena poesia delle Feste Natalizie, vede la luce questo nostro settimanale. La coincidenza è di buon auspicio. Giacché la pace che, a Betlemme si annunzia agli uomini di buona volontà, vuole essere la nostra più sincera aspirazione e il nostro più fervido augurio”. Ciò valeva nel 1926 e perdura ancora oggi.

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