Una storia collettiva

Un nuovo doppio cd dedicato a tutti i coristi che dal 1926 hanno donato fiato, tempo e talento al canto di montagna

E' un traguardo prestigioso, quello raggiunto dal Coro della Sosat, che nel 2016 festeggia i 90 anni di fondazione e affida alla memoria e al ricordo riconoscente il compito di tramandare, reinterpretandola nel presente, una tradizione corale da sempre riconosciuta come tratto distintivo dell'identità trentina. Lo hanno orgogliosamente sottolineato il presidente della Sosat, Luciano Ferrari, e il presidente della Federazione Cori del Trentino, Sergio Franceschinelli, durante la presentazione di "Ritorno alle origini", la nuova incisione del coro, avvenuta a metà dicembre.

"Questo non è un disco qualsiasi – ha esordito il presidente del Coro Sosat, Andrea Zanotti -, il titolo esprime una salda convinzione artistico-musicale unita al desiderio di valorizzare la coralità alpina nata un secolo fa come canto spontaneo che affonda le radici nella tradizione lirica e operistica italiana e nel canto sacro".

La volontà di tornare ad un modo di cantare il più vicino possibile alla matrice originaria si è concretizzata grazie alla direzione artistica del maestro Roberto Garniga. Nell'ultimo album, composto di 33 brani suddivisi in due cd, si coglie l'anima del coro, quel senso di appartenenza e il valore di comunità che contribuirono a costruire un'immagine del Trentino che prima non esisteva.

Il canto di montagna delle origini – "quel sobrio e potente cantare insieme" – è ben riflesso nell'immagine scelta per la copertina del cofanetto creata dal pittore Gianni Rocca e usata come manifesto del Trento FilmFestival 2012: "Non vi conoscevo, ma ascoltandovi ho scoperto sonorità straordinarie e sensibilità leggera: un connubio speciale".

Anche la città di Bologna potrà apprezzarlo visto che "Ritorno alle origini" sarà abbinato per un mese all'edizione bolognese del Corriere della Sera come ricordato dal direttore Enrico Franco, che ha annunciato la possibilità di organizzare un concerto nella città emiliana. Ma gli stessi trentini hanno avuto modo di gustarlo scoprendo innanzitutto la versione inedita di quello che è considerato l'inno delle genti di montagna, La montanara, eseguita per la prima volta durante il concerto di Natale della scorsa settimana, secondo la partitura originale con il maestro Roberto Gianotti al pianoforte e la voce del maestro Roberto Garniga.

Il musicista Franco Sartori, punto di riferimento nella ricostruzione del Coro dopo la seconda guerra mondiale, in un articolo del 1925 definì la "canzone di un popolo montanaro pari a quella dell'acqua sorgiva che scaturisce dalle balze". Una fonte alla quale dissetarsi senza timore, "riscoprendo la genuinità dei nostri canti antichi”, ha scritto Gianotti, richiamando anche il proverbio africano citatogli dall'amico vescovo del Sud Africa Giuseppe Sandri: “il passato rivive ogni giorno perché non è mai passato".

Un ritorno espresso anche nella scelta di registrare dal vivo nella chiesa dei Padri Venturini con un solo microfono, lasciando così godere la verosimiglianza spesso assente nella perfezione delle incisioni realizzate in sale di registrazione professionali. Un ritorno che si apre al futuro: il coro infatti ha avviato una collaborazione con la scuola musicale "Diapason" per avvicinare i giovani alla passione del canto corale di montagna. "Non importa chi la canta – ha detto il tecnico del suono Marco Olivotto -, importa continuare a cantare la musica popolare con lo spirito giusto".

Particolarmente intenso il programma di concerti che impegnerà i coristi nel 2016: a partire da quello offerto sabato 3 gennaio al Pala Dolomiti di Pinzolo e da quello di domenica 24 per i 35 anni della cooperativa sociale "Amalia Guardini" al Teatro Zandonai di Rovereto.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina