Cosa fa “buona” l’impresa?

Il progetto di “Retinopera” vuole elaborare una nuova classificazione degli indicatori che “dicono” la responsabilità sociale delle imprese

“Quanto contano veramente voci responsabilità impresa? Parte sondaggio x confrontare vox populi e giudizio esperti”. Leonardo Becchetti, docente di economia politica all'Università di Roma “Tor Vergata” e autore di libri di successo come “Il mercato siamo noi” e “C’era una volta la crisi”, mercoledì 13 gennaio ha lanciato con questo tweet il progetto “Responsabilità d’impresa per il bene comune”, di cui è il coordinatore.

Di che cosa si tratta? Il progetto si propone l'ambizioso obiettivo di promuovere il cambiamento del modello economico, a partire dall'elaborazione di una scala di valori a cui dovrebbero rifarsi sia i cittadini consumatori sia le imprese. Per farlo, agirà attraverso le venti realtà che costituiscono “Retinopera”, rete di associazioni, movimenti ed enti ecclesiali (o vicini al mondo ecclesiale), impegnati sul versante sociale e che si riconoscono nella dottrina sociale della Chiesa. Saranno loro, attraverso un questionario online, ad attribuire un peso a ciascuno dei tradizionali indicatori di responsabilità usati oggi per costruire i bilanci sociali, motivando pure la scelta del peso effettuata.

Gli ambiti sui quali le aziende si dovranno misurare, con una votazione da 0 a 100, sono quattro: l'ambiente (come influiscono la produzione e la distribuzione sull'ambiente circostante? quali iniziative vengono prese per la tutela ambientale?); la “governance”, il governo aziendale; i diritti umani (sono rispettati su tutta la filiera produttiva, dai fornitori ai dipendenti dei fornitori e dell’azienda stessa? quali azioni concrete sono prese in difesa dei diritti sociali interni ed esterni all’azienda?); i rapporti con i portatori di interesse (come si rapporta l'azienda con i cittadini e gli abitanti del luogo in cui si trova? quali sono i rapporti con le istituzioni locali?).

Alla fine del sondaggio, una commissione di esperti realizzerà una riclassificazione degli indicatori e, sulla base di ciò, identificherà le imprese migliori, elaborando una graduatoria di soggetti economico-imprenditoriali che si ispirano ai principi della responsabilità sociale. Si giungerà così a una lista di imprese tra le quali verranno individuate le tre migliori aziende, che saranno premiate in una manifestazione pubblica il 20 maggio prossimo, per sensibilizzare i cittadini all’acquisto sostenibile e a sostenere “la buona produttività” italiana.

L'assunto è che nell’economia globale le aziende possono – e devono – giocare un ruolo importante per la sostenibilità sociale e ambientale. E ciascuno di noi, in quanto consumatore, può aiutarle a farlo premiandole con il proprio “voto col portafoglio” (che Becchetti traduce così: l’uso delle nostre azioni quotidiane di consumo e di risparmio per premiare le aziende che sono all’avanguardia nella responsabilità sociale, ambientale, fiscale). Così facendo, si rende la responsabilità sociale e ambientale economicamente sostenibile e conveniente per le aziende.

“L’approccio del voto col portafoglio è un approccio pragmatico e contagioso”, sostiene il coordinatore del progetto, Leonardo Becchetti. Pragmatico “perché non si stabilisce in astratto come l’economia dovrebbe essere, ma si va a premiare concretamente l’impresa o le imprese che sono state più brave a coniugare creazione di valore economico e sostenibilità”. E pure contagioso: “perché anche piccole quote di mercato di cittadini responsabili che votano col portafoglio spingono il mercato e le imprese in direzione della sostenibilità”.

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