“Ci mettiamo la faccia”

Le parole di don Caldera ribadiscono l'impegno della Chiesa sul fronte dell'accoglienza dei migranti. Domenica a Rovereto si è celebrata la 102^ giornata mondiale

“Sull’emergenza migranti anche la Chiesa ci mette la faccia”. A sottolinearlo è don Giuseppe Caldera, responsabile della Pastorale delle migrazioni, durante la 102^ giornata mondiale del migrante e del rifugiato organizzata, domenica 17 gennaio, a Rovereto dal Centro missionario diocesano, dai decanati di Rovereto, Mori, Ala e Villalagarina, con la collaborazione dell’Associazione Trentini nel Mondo.

Un grande corteo ha portato tutti i rappresentanti delle comunità straniere che vivono in Trentino, o che al momento si trovano qui, fino alla chiesa di San Marco, dove il vicario mons. Lauro Tisi ha celebrato una messa un po’ diversa dal solito. Dalla lettura della preghiera dei fedeli in differenti lingue, ai canti africani, nella cornice di mille colori delle bandiere, portate dai migranti, che affollavano il presbiterio. Dal Senegal all’Albania, nessun escluso. I vessilli c’erano tutti. E non potevano mancare nemmeno le bibbie, tradotte in tante lingue.

“Sono rimasto stupito quando ho visto che tra le poche cose portate con sé dai migranti, prima di partire per il lungo viaggio verso l’Europa, c’erano sempre anche dei testi sacri”, racconta mons. Tisi nell’omelia dedicata ai rifugiati. “Mi sono emozionato nel vedere quanto siano legati alla parola di Dio”.

Tra i partecipanti c'era anche Adnan, che stringeva tra le mani la sua scultura realizzata poco prima di Natale: ospite del Centro della protezione civile di Marco, il giovane pakistano ha costruito su di una struttura di cartone una chiesa che convive pacificamente accanto ad una moschea. Assieme a lui anche la piccola comunità bengalese di 17 ragazzi, accolti dal Comune di Isera ormai più di un anno fa ed inseriti in alcune attività di volontariato. E ancora gli albanesi, i senegalesi, i maliani, oltre a diversi rappresentanti politici dei Comuni della Vallagarina, riuniti per l’occasione.

Per il momento sono diverse le comunità parrocchiali che in Trentino proseguono l’operazione accoglienza dei profughi, coordinata da Caritas e Fondazione Comunità Solidale, in accordo con il Cinformi sulla base del protocollo sottoscritto da Arcidiocesi e Provincia a metà novembre 2015. Fino ad ora i rifugiati ospitati nelle canoniche sono una cinquantina, e arriveranno presto a 120, mentre si vanno definendo i dettagli del corridoio umanitario che consentirà di accogliere in regione, all’interno di strutture diocesane, una trentina di profughi siriani, compresi 18 minori.

“Al contrario di noi voi non avete mai perso la voglia di fare festa, nonostante tutto – ha detto ancora il vicario generale – Ma per fare in modo che un banchetto riesca non è importante la musica o il cibo, ma le relazioni. Perché – ha concluso – un uomo è se stesso solo se si sente parte della comunità”.

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