Grigolli: “Serve un’unità di vedute”

Su questo passaggio iniziale verso il Terzo Statuto abbiamo chiesto un ricordo e una valutazione a Giorgio Grigolli, protagonista della nostra storia autonomistica.

Gli storici collocano agli inizi del 1800 la questione dell'Autonomia, momento forte del Trentino e del Tirolo tedesco, che poneva deputati trentini in forte minoranza al congresso di Innsbruck. Anni dopo anni, da ricordare la contrarietà e un rassegnato logoramento nel dialogo.

Anche gli italiani avevano una patria. Con loro la Commissione dei 12 presieduta dal memorabile onorevole Berloffa, che aveva trovato le parole giuste, 46 termini istituzionali scritti poi nel secondo statuto di Autonomia del Trentino Alto Adige/ Sudtirol.

Ero all'epoca, attorno al 1970, presidente della Regione: apertura a Roma sul cosiddetto Pacchetto compilato dalla Commissione statale “dei 19”. Era l'ultimo saggio del conflitto irremovile tra Silvius Magnago, leader SVP, e Tullio Odorizzi; la sua era causticamente la “regione chiamata Odorizzi”. Chiudeva anche la stagione dinamitarda.

Che cosa dopo allora? Nel retroterra istituzionale c'erano stati momenti rilevanti: la questione Pacchetto, appunto, i famosi 19, ai quali era mancato l'apporto di Kessler, presidente della Provincia. Fu uno sgardo non puramente burocratico.

Il momento finale fu in Consiglio dei Ministri in un qualche giorno autunnale fine anno 1970. Mi pervenne da presidente della Regione una convocazione al Consiglio dei Ministri, presidente era il leader vicentino Mariano Rumor, grande amico dei Trentini. Fu definitiva quella seduta al tavolo rifondativo dell'Autonomia: elogi anche di Piccoli, negativo, insulso, un ministro tra loro aveva interrotto: “Cosa credete di essere voi trentini?”.

Avevamo navigato fino allora nei contrasti con Benedikter: lui rivendicatore e oltranzista di lingua tedesca, talvolta a casa sua con Kessler non difettava di ospitalità. Furono gli anni tormentati nel triangolo Bolzano, Trento, Roma, con tutte le andate e ritorni.

A tentare qui una sintesi sarebbe improduttivo: vi fu però alto confronto ideologico e operativo. A Trento e Bolzano frequenza di messe a punto con incidenze di reciproca legislazione attuale.

Che fare adesso noi? Compiti da eseguire in casa, innanzitutto. Con l'avvertenza che la fondazione a Trento e Bolzano di due elaborati distinti non può disgiungere un'unità di veduta, di nuovo di segno concettuale. Costruzione civile, emblematicamente una grande madre persistente nell'incrocio delle Province. Che dirà il Paese Italia in deformazione, che diranno le comunità confinanti? Qui si misura la forza di volontà progettuale e ideale , con i partiti che non devono coniugare in tempi mediocri quali appaiono purtroppo adesso. Con l'Università che può fare una sua parte, potrebbe valere anche a segnare in contemporanea una migliore Europa.

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