“Vogliamo sostenere i progetti di vita dei giovani”

“Le politiche per la famiglia e a sostegno della natalità dobbiamo farle attraverso le politiche giovanili”

Pochi fiocchi sulle montagne trentine, in questa stagione invernale 2015/2016. Ma in Trentino pochi fiocchi si registrano ormai da anni, anzi, da decenni: non ci riferiamo alla neve, ma al costante calo demografico. “Crollano i dati sulla natalità in Trentino”, hanno lanciato l’allarme ai primi di gennaio i sindacati Cgil, Cisl e Uil in un documento congiunto sulla sanità. E dire che in Provincia di Trento, con un indice di natalità di 1,5 figli per donna, la situazione è leggermente migliore rispetto al quadro nazionale, dove la media è di 1,39 figli per donna, uno dei più bassi in assoluto al mondo, tanto che i vescovi italiani nel loro messaggio per la Giornata per la vita del 7 febbraio hanno denunciato: “Il nostro Paese continua a soffrire un preoccupante calo demografico, che in buona parte scaturisce da una carenza di autentiche politiche familiari”. Quelle politiche “a favore della famiglia e della natalità” che da anni il Forum delle Associazioni familiari invoca con forza, peraltro inascoltato. Tanto che l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose parla di “bollettino di guerra vergognoso” a proposito dei dati sulla povertà in Italia: “Dal 2006 al 2014 l’incidenza di povertà assoluta per le famiglie con 3 e più figli minori è più che triplicato, passando dal 6% al 18,6%”.

“Sappiamo da anni che l'Italia è in emergenza demografica. Lo registriamo anche in Trentino e in Alto Adige, anche se queste due province hanno il tasso di natalità più alto rispetto al resto del Paese”, osserva con pacatezza Luciano Malfer, che dal 2011, anno della costituzione, è alla guida dell’Agenzia per la famiglia, la natalità e le politiche giovanili della Provincia autonoma di Trento.

Dottor Malfer, quale sarà il trend della natalità nei prossimi anni in Trentino?

“Ci aspettiamo un ulteriore, importante calo”.

Calo della natalità, aumento delle famiglie povere, invecchiamento della popolazione: tre fenomeni interdipendenti che destano preoccupazione.

“Credo che la prima domanda che dobbiamo porci sia questa: il figlio ha un valore sociale, ha una dimensione pubblica o solo privata? Se in passato le politiche familiari tendevano a vedere il figlio solo nella sua dimensione privata, oggi si tende a cogliere la grande dimensione pubblica del figlio”.

Tra le misure a sostegno della natalità ci sono gli assegni una tantum alla nascita di un figlio, il cosiddetto “Bonus bebè”. E’ sufficiente?

“Non più. Bisogna creare piuttosto un contesto culturale per far sì che i giovani possano darsi un progetto di famiglia che magari contempli pure la nascita di uno o più figli”.

Manca il desiderio di maternità o sono carenti piuttosto le politiche per la famiglia?

“Il numero di figli desiderati è più alto del tasso di natalità, significa che la famiglia italiana desidera avere figli. Anche se avere un figlio è una fatica, richiede progettualità”.

Oggi il primo figlio nasce tardi.

“L'età media della donna al primo figlio si sta alzando in modo significativo. Non resta quasi più il tempo per fare il secondo”.

A partire dal “Libro bianco sulle politiche familiari e per la natalità” (luglio 2009) fino alla legge 1/2011 che ha istituito l’Agenzia per la famiglia, la Provincia di Trento ha scelto di avviare politiche pubbliche che mettano la famiglia al centro. Su quali settori d’intervento si sta puntando in particolare?

“Su casa e lavoro. Voglio citare una frase del sindaco di Alghero, in Sardegna, dove il tasso di natalità è di 0,8: ‘Abbiamo – diceva – case senza famiglie e famiglie senza casa’. Dobbiamo intervenire sulla casa, con formule snelle, veloci, per dare ai giovani la possibilità di emanciparsi e di costruire il loro progetto di vita. Va in questa direzione il co-housing (alloggi privati con ampi spazi comuni, ndr)”.

I giovani escono escono più tardi di casa non solo per la rigidità del mercato immobiliare, ma anche per la precarietà del lavoro.

“I giovani continuano a sognare, ma l’orizzonte si è molto ridotto. I loro progetti di vita hanno la prospettiva dell’anno, del mese, quando non del giorno”.

Se la famiglia non se la passa bene, vere e proprie ingiustizie si consumano nei confronti delle famiglie numerose, con tre o più figli, che diventano sempre più povere.

“La legge provinciale 1/2011 riconosce il valore sociale delle famiglie numerose, prevedendo una serie di interventi per accompagnarle nella crescita dei figli”.

Le associazioni familiari lamentano la scarsa attenzione della politica; il tema, dicono, dovrebbe essere la priorità del Paese. In Trentino, in una classifica dell'intervento pubblico, dove si collocano le politiche familiari?

“In Trentino, tutte le politiche sono ‘politiche familiari’: trasporti, urbanistica, ambiente diventano politiche familiari applicando il concetto del ‘family mainstreaming’, che altro non è se non la lettura, in chiave di famiglia, di tutte le politiche”.

Un esempio?

“Con il progetto 'Ski family in Trentino' abbiamo riorientato l'azione di imprenditori privati, creando una politica per le famiglie a costo zero. Nel trasporto pubblico, abbiamo introdotto la gratuità per tutti i figli se viaggiano la mamma e il papà”.

Con l'Agenzia per la famiglia l'architettura c'è, lei dice. Qual è lo scatto ulteriore?

“Stiamo ragionando sul fatto che le politiche per la famiglia e a sostegno della natalità dobbiamo farle attraverso le politiche giovanili. Possiamo ipotizzare interventi tesi alla conciliazione studio-lavoro, per favorire la crescita e la emancipazione dei giovani”.

L'altra strada, battuta da tempo, è la conciliazione famiglia-lavoro.

“Abbiamo una filiera di servizi 0-3 anni molto articolata: nidi socio-educativi pubblici, nidi di conciliazione vita-lavoro, nidi aziendali, Tagesmutter. C'è poi la certificazione aziendale su famiglia e lavoro “Family audit”, che ci pone all'avanguardia a livello nazionale”.

Siamo all'indomani dell'avvio della discussione, in Senato, del disegno di legge sulle unioni civili, con un dibattito vivace e aperto (come ha mostrato il Family Day a Roma sabato 30 gennaio). L'Agenzia per la famiglia è pronta a offrire i suoi sostegni e servizi a queste nuove forme di unione?

“L'architettura della legge 1/2011 è tutta incentrata sui bambini. Il centro è sempre il bambino e la sua tutela”.

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