Quella preghiera da soli in Duomo

Uno ha 76 anni, compiuti il giorno prima. L'altro ne compirà 54 nel giorno d'Ognissanti. Con intesa silenziosa e misteriosa s'inginocchiano all'altare del vescovo Vigilio, che li ha preceduti 1600 anni fa nel solco del Vangelo. Mons. Luigi Bressan e mons. Lauro Tisi, da soli in Cattedrale: è il 10 febbraio 2016, un Mercoledì delle Ceneri vissuto nel segno della festa e della preghiera.

Nel giorno dell'annuncio del nuovo Arcivescovo hanno scelto subito di recarsi di nascosto a pregare sulla roccia dell'antica fede trentina per ridirsi e forse anche per ricordarci che – pur nel tempo delle analisi sociologiche e delle strategie pastorali – quanto veramente conta è il mistero del Dio fatto uomo, a rinnovare il mondo.

Ci fa riferimento diretto anche il motto giovanneo scelto dall'ex vicario generale “Il Verbo si fece carne” che invita a contemplare l'Incarnazione e costringe ad abitare il nostro tempo.

Affermava a proposito cinque anni fa “don Lauro” (come tutti l'abbiamo sempre chiamato) in un vibrante intervento all'assemblea pastorale: “Chiesa di Trento, ritorna alla fonte da cui sei scaturita, lasciati lavare i piedi dal tuo Signore, non essere presuntuosa, non dire: “Non ce la faccio”; consegna a Lui la tua incapacità, la tua notte, la tua voglia di ritorno a casa, la tua sete, i tuoi naufragi, le tue ferite, le tue infedeltà, la tua incoerenza, il tuo peccato e Lui ti preparerà un banchetto con bevande prelibate”.

Parole consolanti e impegnative di cui la comunità trentina, anche quella civile, avverte la tenerezza ma forse anche il bisogno. Le ha quasi anticipate questo pastore “marca Rendena” che vuole dare del tu alla sua Chiesa, non per artificio retorico ma per sostegno fraterno. “Una Chiesa – diceva ancora – chiamata a raccontare, in un mondo giustizialista, in cui non c’è misericordia, che è possibile un futuro per tutti, che la parola ‘fallito’ non esiste, perché non c’è nessun uomo su cui Dio pronunci la parola ‘fallito’, e che c’è per tutti la possibilità di un ritorno. Lo ripeto: ‘Va’ e racconta che ti è stata usata misericordia’ e che tu per prima sperimenti su di te il perdono e la misericordia di Dio”.

La scelta di Papa Francesco ci conforta e c'impegna, più ancora che sorprenderci; senza impelagarci in valutazioni di continuità o in misurazioni di sintonia bergogliana, preme solo che il gregge trentino accolga il pastore, “davanti, in mezzo e dietro le pecore”, come vuole Bergoglio.

Ma in questo cammino che si apre altrettanto forte sale il ringraziamento al vescovo Luigi per i 17 anni che riviviamo in queste pagine: non lo congediamo perché continua in modo nuovo a camminare con noi come ha fatto mercoledì alle due del pomeriggio accompagnando il nuovo Arcivescovo sull'altare di Vigilio.

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