Il vero Giubileo va controcorrente

Dobbiamo trasformare l’indifferenza in fratellanza, l’egoismo in compassione. La misericordia è balsamo che cura e rinnova la vita

Abbiamo cominciato a  vivere il tempo intenso e forte della Quaresima che quest´anno si colloca nel contesto dell´Anno Santo o Giubileo StraordinArio della Misericordia. La liturgia ci fa riflettere tutti gli anni nella prima domenica, le tentazioni di Gesú nel deserto lette e interpretate ogni anno da una comunità diversa, per esempio quest´anno dalla comunità di Luca. Prendendo spunto da questo testo evangelico e dal tema delle tentazioni vorrei riflettessimo sul senso profondo e che cosa Papa Francesco ha voluto proporci quando, circa un anno fa annunciò l’Anno Santo Straodinario totalmente dedicato alla Misericordia.

Dopo questi primi mesi, guardandomi attorno e ascoltando le esperienze di varie Chiese locali, ho l’impressione che siamo rimasti ancora alla superficie, alle Porte Sante da passare, alle norme da osservare, alle cose da fare per acquisire le indulgenze, alle celebrazioni liturgiche esterne, ma non siamo ancora arrivati all’essenza, a comprendere quello che Francesco vuole sia questo momento, per ciascuno di noi, per le nostre comunità e per il mondo intero.

Ed ecco apparire al nostro orizzonte la grande  tentazione di fare di questo tempo di grazia, di questo segno dei tempi, una manifestazione plateale, celebrativa, diretta agli altri, guardando ancora una volta alla realtà con autosufficienza, come il figlio maggiore della parabola che pur realizzando tutte le prescrizioni paterne non si è lasciato  e non vuole lasciarsi abbracciare e avvolgere dalla misericordia del Padre.

Con questo non intendo dire che le pratiche proposte per questo Anno Santo non siano valide, ma lo spirito ed il ritmo che Papa Francesco sta dando al tempo che viviamo ci indicano che dobbiamo andare al di là delle semplici pratiche tradizionali vivendo e traducendo in pratica le opere di misericordia corporali e spirituali. Infatti nella bolla “Misericordiae Vultus” egli ci ricorda che la misericordia è l’architrave che sostiene la vita della Chiesa, quasi la spina dorsale della nostra fede, un nuovo atteggiamento che deve aprire la nostra mente ed il nostro cuore alle più disparate periferie esistenziali e con esse alle ferite aperte ed impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza di noi popoli ricchi. Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne.

E da qui nasce il vero  senso del Giubileo, un’azione che va controcorrente trasformando l’indifferenza, l’egoismo umano, l’abitudinarietà che anestetizza il cuore, in fratellanza, solidarietà, in interesse e compassione, di cui la misericordia costituisce il balsamo che cura e rinnova la vita. E come non lasciarci in questa Quaresima stimolare dalle provocazioni che ci vengono da un ascolto maggiore e più attento della Parola di Dio, che più volte Papa Francesco ci addita come compagna di viaggio?  Certamente  ci aiuterebbe a vincere l’abitudinarietà, a scardinare le nostre porte chiuse, a vincere l’abitudinarismo religioso, i nostri pregiudizi e chiusure, le nostre paure di incontrare il differente, il profugo, lo straniero, il carcerato, rinnovando veramente il nostro essere,  il nostro cuore, superando il formalismo di una religiosità che diviene semplicemente ricerca di benessere personale, egoistico, egocentrico. A questa io chiamerei la tentazione della “religione del benessere” tipica del mondo pentecostale e neopentecostale che strumentalizza e riduce l’essenza cristiana ad un tornaconto personale.

Ma durante quest’Anno Santo dobbiamo vincere la terza grande tentazione che ci porta a svirtuare la Misericordia a cui chiamerei di “proselitismo”. Infatti fin dal principio la grande preoccupazione e accento è stato posto sulla quantità, sui numeri, di quanti si sarebbero convertiti riproducendo ancora una volta il concetto moralista e mercantilista dell’operato della grazia divina. E qui si inserisce il tema del rapporto tra giustizia e misericordia. Apparentemente e secondo il pensiero moderno la vera forza è la giustizia, mentre la misericordia sarebbe segno di debolezza. Ma ancora una volta Papa Francesco ci ammonisce e fa capire che la vera giustizia, quella biblica, giunge alla sua pienezza nell’amore totale dello sguardo misericordioso del Padre.

padre Gianfranco Graziola, IMC, vice coordinatore Nazionale della Pastorale Carceraria  – Brasile.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina