“Non sudditi, ma cittadini informati”

Tra i premiati, il noto teologo don Paolo Renner, uomo dal multiforme ingegno, docente allo Studio Teologico di Bressanone. Lo abbiamo intervistato

Innsbruck – Come tradizione il 20 febbraio, anniversario della morte di Andreas Hofer, vengono consegnate nel capoluogo nordtirolese le onorificenze regionali. Tra i premiati di quest’anno anche tre altoatesini, Luis Vonmetz, già presidente dell’Alpenverein, Rut Bernardi, scrittrice e studiosa ladina, ed il noto teologo don Paolo Renner. Uomo dal multiforme ingegno, è docente di Scienza della religione e Teologia fondamentale presso lo Studio Teologico di Bressanone e direttore dell’istituto De Pace Fidei per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato. Lo abbiamo intervistato.

Don Paolo, quali aspetti della sua attività, della sua esperienza sono stai premiati?

Anzitutto l’impegno accademico e culturale quale teologo. Durante il mio periodo di preside dello Studio Teologico Accademico di Bressanone ho potuto siglare un’importante convenzione con la Libera Università di Bolzano ed il Conservatorio “Monteverdi”. Inoltre ho anche potuto avviare un corso di studio di Filosofia, che completa la nostra offerta teologica e pedagogica a Bressanone e a Bolzano. Poi mi hanno premiato anche per la mia “connaturale” opera di mediazione tra il mondo tirolese e quello italiano in Alto Adige e in Trentino. Infine anche per il fatto che da molti anni dirigo l’istituto “De Pace Fidei”, presso lo Studio Teologico di Bressanone, che si occupa di questioni inerenti alla pace, alla giustizia ed alla salvaguardia del creato, in un’ottica ecumenica ed interreligiosa.

Le premiazioni avvengono nell’anniversario della morte di Andreas Hofer. Quale messaggio ha per noi oggi l’eroe della lotta di liberazione tirolese del 1809?

Andreas Hofer, che lavorò in gioventù in val di Non e poi al passo del Ballino, ci ricorda che i nemici storici dei tirolesi non sono gli italiani e nemmeno i migranti che da noi cercano dignità e futuro, ma piuttosto coloro che invadono la nostra terra con le armi, non solo quelle belliche ma anche quelle del denaro, del potere, di un turismo aggressivo. Ci ricorda anche di praticare un’ospitalità sincera e di tutelare i valori di giustizia e solidarietà che la nostra gente da secoli testimonia e difende. Ci insegna anche ad essere cittadini informati e partecipi, mai sudditi di alcun istituzione o autorità.

La premiazione di tre altoatesini unisce le due parti del Tirolo. Quale contributo le tre diocesi stanno dando alla comunicazione e alla collaborazione tra le provincie del Tirolo in un’ottica europea?

Le nostre diocesi navigano in pieno accordo. Vi sono diversi scambi di collaborazione. Ad esempio vari professori della Facoltà di Teologia dell’Università di Innsbruck (statale!) insegnano anche al nostro Studio Teologico di Bressanone. Pure i due governatori Platter e Kompatscher si sono espressi in modo unanime contro la chiusura delle frontiere da parte della Repubblica Austriaca. Hanno anche evidenziato la necessità di dare sempre più consistenza all’Euroregione del Tirolo, nelle sue diverse componenti. Ben sappiamo che anche il Trentino è chiamato a farne parte, dato che – per riprendere di nuovo l’esempio di Andreas Hofer – la più consistente schiera delle sue milizie proveniva proprio dal “Welschtirol” o “Tirolo italiano” come si soleva dire.

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