“Sempre disponibile al dialogo e all’ascolto”

Con padre Saverio Biasi, guardiano al convento delle Grazie, nei pressi di Arco, e delegato dell’Amministratore apostolico Luigi Bressan per la vita consacrata, riprendiamo il filo delle riflessioni ad alta voce sul nuovo vescovo eletto mons. Lauro Tisi, sulle aspettativa che questa nomina ha suscitato, sulle sfide che lo attendono.

Padre Saverio, nella sua veste di vicario per la vita consacrata Lei ha collaborato da vicino a mons. Lauro Tisi negli ultimi due anni e mezzo.

“Con don Lauro c’è un reciproco rapporto di stima e di rispetto. Abbiamo sempre condiviso idee e problemi che riguardano la vita consacrata, ma anche altri aspetti della pastorale diocesana”.

Qual è lo stile del nuovo vescovo nei rapporti con i religiosi, con i preti diocesani, con la gente?

“Innanzitutto la sua attenzione alla persona, nei confronti di tutti, la sua capacità di ascolto. Nei confronti dei religioni, in particolare, ha sempre avuto attenzione. Tutti gli anni ha sempre partecipato a una delle nostre assemblee con una sua relazione per offrire lo sguardo del vicario della diocesi sul ruolo dei religiosi dentro questa Chiesa locale. Ho colto in lui quale vicario generale sempre una particolare cura nel collaborare con i religiosi e con il vicario per la vita consacrata”.

E nei rapporti con i preti diocesani?

“Vedo disponibilità al dialogo, all’ascolto, all’attenzione sia riguardo ai problemi personali sia a problematiche o proposte che i singoli preti portano dinnanzi alla sua persona”.

Da vicario don Lauro si è rapportato con tantissime persone, in particolare nella sua azione di promozione delle Unità pastorali. Con la gente come si rapporta?

“Muovendomi anch’io sul territorio, ho avuto degli echi positivi, ne ho sempre sentito parlare positivamente, per la sua capacità di incontro immediato con la persona, di cogliere i problemi e le attese delle persone. E muovendosi sul territori ha avuto modo di incontrare anche le realtà delle case religiose e nel suo ruolo di favorire la collaborazione con il clero e con i fedeli del posto”.

Nel suo primo saluto, al momento dell'annuncio accanto al vescovo uscente Bressan, ora Amministratore apostolico della diocesi, hanno colpito alcune espressioni di don Lauro, ad esempio il riferimento ai “feriti della vita”. E' un'attenzione, una preoccupazione che come francescani condividete?

“Certo, viene dalla capacità di don Lauro di cogliere le ferite della gente: non per una falsa consolazione, ma per venire incontro, sostenere, aprire spazi e strade. E in questo ci troviamo in piena sintonia. Molti dei consacrati e religiosi si trovano in questi settori: malattia, sofferenza, disagio. Ci ha fatto bene sentire questa sua sottolineatura”.

Padre Saverio, da guardiano di un convento “storico” come quello della Madonna delle Grazie, nei pressi di Arco, ha modo di incontrare tante persone, che si rivolgono per un consiglio, una preghiera… Quale consiglio si sente di dare a mons. Tisi, all’avvio di questo nuovo cammino per diocesi di Trento?

“Di avere un cuore costantemente aperto per ascoltare la persona. Sapendo che la persona ascoltata ha il volto sofferente di Cristo, che è l’unico che può salvare, redimere, sostenere la nostra vita, il nostro percorso”.

E' raro in genere che sia eletto vescovo il vicario della stessa diocesi, per motivi di discontinuità, per la paura di legami, per esigenze di rinnovamento. In questo caso è andata diversamente. Ci coglie una ricchezza o ci vede qualche rischio?

“Io ci vedo una ricchezza. C’è una conoscenza del territorio, delle persone; don Lauro stesso è conosciuto e quindi può partire immediatamente, senza perdere tempo per conoscere la diocesi. Qualche rischio ci può essere, ma avviene anche nel caso contrario, se arriva qualcuno che non conosce la realtà, la mentalità, la storia di una diocesi”.

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