Sul sentiero della Nosiola

Un itinerario culturale e naturalistico proposto dall'Ecomuseo Valle dei Laghi

È nelle zone pedemontane della Valle dei Laghi più vocate alla produzione di Nosiola che l’Ecomuseo Valle dei Laghi ha partorito un itinerario culturale e naturalistico denominato “Sentiero della Nosiola”. Il percorso si snoda per un ventina di chilometri lungo i filari strappati alla collina fra laghi e balze rocciose compresi tra i Monti di Calavino, la sponda meridionale del lago di Cavedine, le località San Siro, Sottovì e Nosioi per condurre il viandante sui passi dei primi viticoltori della vallata, meritevoli di aver conferito il prestigio dovuto alle produzioni della cultivar autoctona della Nosiola.

Grappoli a bacca bianca baciati dal sole pronti in questo periodo dell’anno, durante la Settimana Santa, a essere pigiati per poi fermentare naturalmente e innescare un processo biochimico di trasformazione e affinamento in piccolo capolavoro d’enologia noto come Trentino Doc Vino Santo. Costeggiando i coltivi degradanti dolcemente verso il fondovalle e sorretti qua e là da pittoreschi muri a secco, ci si immerge in quel sapere gelosamente custodito e tramandato con immutata passione di padre in figlio.

Un’eredità culturale oggi contraddistinta da importanti risvolti economici e di immagine le cui radici rimandano alle parole dello storico Mariani in tempi di sessioni conciliari: “Vini squisitissimi, bianchi, rossi e rosati dei colli di Trento e vini dolci di Santa Massenza”. Citati anche da Giano Pirro Pincio nel decantare il banchetto allestito nel settembre del 1536 per l’arrivo del re Ferdinando nella città imperiale.

Creatività, innovazione ma soprattutto qualità mossero i viticoltori nel proiettare questo vino, più in là nel tempo, alla conquista della fama di Trentino Doc. Passito, sintesi per eccellenza di questa zona, dai riflessi ambrati e dall’invitante gusto dolce, al centro dell’itinerario strutturato in quattro tappe ad anello che avvicina chi vi si immerge alla quiete del paesaggio naturale e alla scoperta della filiera vitivinicola.

Tradizione da rispolverare con scarponi e zaino in spalla anche grazie alle visite guidate a cantine e distillerie di famiglie di viticoltori di vecchio ceppo le cui porte si spalancano mostrando la purezza del frutto della natura che lega indissolubilmente l’uomo alla sua terra. Eccelso come lo sono alcune aziende fregiate del marchio di riconoscimento del presidio Slow Food.

Durante il cammino, nella bella stagione, la vegetazione si presenta rigogliosa sotto l’influsso dell’Ora che del Garda che spira su questi declivi vitati alternati a fitti boschi di leccio, lauro, corbezzolo e olivo che definiscono a questa latitudine il loro areale estremo. Dal fascino nobile e dalle suggestioni evocative il Vino Santo testimonia in silenzio come solo può permettersi chi sa di poter sfidare il tempo.

In concomitanza alla solennità di Pasqua i vignaioli si apprestano alla spremitura della Nosiola appassita naturalmente su graticci di legno secondo un’antica consuetudine locale. Un rito che è anche una festa per dare il benvenuto alla primavera.

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