La sua terra e la sua Chiesa

Nel suo stemma episcopale mons. Tisi ha scelto un riferimento alla val Rendena e alla Chiesa che vive in Trento

Appartiene alla storia della Chiesa e all'araldica ecclesiastica l'approfondimento delle caratteristiche personali che ogni pastore inserisce nel proprio stemma, una sorta di “carta d'identità” sulla quale campeggia il più importante motto episcopale (vedi a lato), in passato quasi sempre in latino, che designa invece il riferimento al programma spirituale e pastorale.

Ecco in questa pagina, dunque, lo stemma di mons. Lauro Tisi, 122° vescovo di Trento, successore del patrono della diocesi San Vigilio.

Questa è la descrizione tecnica, che risente dello specifico linguaggio formale imposto dalle regole dell'araldica: Scudo inquartato da croce d’oro: nel 1° d’azzurro colomba radiante d’argento; nel 2° d’azzurro colomba radiante d’argento; nel 2° d’azzurro stella d’oro con otto punte; nel 4° d’azzurro aquila di nero. Lo scudo è contornato dalle insegne arcivescovili e dal motto: “Il Verbo si fece carne”.

 Ecco dunque il significato dello stemma che viene così descritto ufficialmente:

La fecondità della missione del vescovo Lauro è assicurata dalla centralità di Cristo, concepito per opera dello Spirito Santo (la Colomba) e incarnato nel seno della Vergine Maria (la Stella), che con il sacrificio della croce ha redento il mondo.

Il Messaggio viene annunciato dal vescovo Lauro proveniente dalla terra di Rendena (rocce illuminate dal sole e cielo azzurro) alla Chiesa di Dio che vive nel Trentino (aquila).

E' dunque significativo che il forte legame con la sua valle di origine, confermato anche nell'intervista della vigilia ai nostri media (vedi pag. VI)), abbia trovato un'evidenza forte nelle rocce che simboleggiano le montagne, fra le più belle del mondo, che circondano la val Rendena. Questo riferimento alla terra natale è presente anche nello stemma di mons. Bressan: le montagne e il cielo azzurro, ma anche il fiume e i laghi (Bressan è originario di Sarche). E così nello stemma di mons. Mariano Manzana (alcune guglie dolomitiche accanto al sertao brasiliano), di mons. Giancarlo Maria Bregantini (in questo caso le montagne emergono dal mare, visto il suo apostolato al Sud), di mons. Giuseppe Sandri con gli strumenti agricoli in ricordo del paese di Faedo o ancora dell'aquila nello stemma di mons. Adriano Tomasi .

Lo stemma è completato dal galero (quella sorta di cappello sopra lo scudo) di colore verde (stesso colore dei cordoni e delle quattro nappe) che è proprio degli arcivescovi. Mons. Lauro Tisi riceverà il prossimo 29 giugno il pallio dalle mani di Papa Francesco nella solennità dei Santi Pietro e Paolo.

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