Visto da… sei firme d’autore

Dalla A di Antolini e Argentiero alla V di Valente

Dalla A di Antolini (Mario) e di Argentiero (Irene) alla V di Valente (Paolo), passando per la B di Basso (Giustino), la L di Lunelli (Giorgio), la M di Martinelli (Carlo): sei firme autorevoli del giornalismo di casa nostra, tra Trento e Bolzano, per offrire punti di vista diversi sul nuovo vescovo.

Delle prime parole pronunciate da vescovo eletto Lauro, Giorgio Lunelli, giornalista del TG Rai di Trento, pesca “quel termine che sembrava esser scomparso non solo dal lessico, ma persino dalle nostre abitudini, dai nostri gesti, dai nostri atteggiamenti. Quella parola – ‘tenerezza’ – che Francesco ha invece rispolverato ed offerto quasi come neologismo per la Chiesa che si pone come riferimento non solo per i credenti (che sono sempre meno), ma per tutti coloro (e sono tantissimi) che cercano segni e risposte di speranza. Quella tenerezza del donarsi agli altri che, mi pare, può davvero esser considerato il viatico di don Lauro, nuovo pastore della Chiesa di Vigilio. E pure riferimento per la più generale Comunità trentina”.

Giustino Basso, presidente dell'Ucsi del Trentino, indica nel “ridare speranza a tutti coloro che pur sentendo la forza e la potenza del Vangelo, non hanno avuto l’occasione o la voglia (per varie vicende della vita) di poter accedere alla ‘medicina della misericordia’” la sfida più grossa per il nuovo vescovo.

Irene Argentiero, che dirige il settimanale diocesano di Bolzano-Bressanone “Il Segno”, guarda alle “povertà che bussano alle nostre porte”, alla “crisi economica, che pesa ancora sulle spalle di tante, troppe persone che faticano ad arrivare a fine mese”, invita ad ascoltare “il grido silenzioso di chi si trova ad affrontare il naufragio del proprio matrimonio e vede disgregarsi la propria famiglia” e ad afferrare, infine, “le tante mani tese di chi ha rischiato di sparire tra le onde del mare in un disperato viaggio della speranza, e che oggi si trova a sbattere contro i muri che si innalzano alle frontiere”.

Carlo Martinelli, giornalista e scrittore, vorrebbe “un vescovo che indica gesti quotidiani a favore del silenzio”, che propone e pratica “momenti – anche lunghi se occorre – di silenzio”: “Abbiamo bisogno soprattutto di silenzio. C’è troppo rumore di fondo. Anche quando è quello ovattato delle chat, degli sms, di whatsapp, dell’essere sempre piegati sulle tastiere di qualcosa. Troppi talk show, in tivù e per strada, negli uffici e in politica”.

La voce delle valli risuona nel richiamo di Mario Antolini “Musòn”, storico collaboratore di Vita Trentina dalle Giudicarie: si augura “un vescovo ‘pastore’, nel vero senso della parola, e non un vescovo di puro passaggio come lo sono stati i tanti principi-vescovi qui transitati, nei secoli, per le visite pastorali”; un “vescovo ‘animatore’, capace di mantenersi valligiano fra i valligiani”; un “vescovo ’emigrante’ senza paludamenti e senza retorica, ma impegnato a farsi vicino alle persone ed alle istituzioni con semplicità”.

Al nuovo vescovo di Trento Paolo Valente, storico e giornalista “prestato” alla Caritas altoatesina, rivolge l’invito “ad entrare in comunicazione con la nostra realtà di Bolzano-Bressanone e, se già non lo parla, ad apprendere il tedesco, strumento utile perché apre le frontiere e rende prossimi”.

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