La politica dello scontro

Passa la riforma costituzionale. Ma il referendum sulle trivelle si lascerà dietro uno strascico di polemiche

Con l’approvazione definitiva del progetto di riforma costituzionale la politica italiana entra nella fase cruciale di verifica della svolta che si è realizzata negli ultimi anni, ed è una fase che si preannuncia di battaglia all’ultimo sangue.

La scelta emblematica delle opposizioni di abbandonare l’Aula (tutte, destra e sinistra unite nella difesa del vecchio status quo), l’altrettanto emblematica decisione dei Cinque Stelle di rinunciare all’ostruzionismo e di rifiutare un rinvio della discussione per rispetto alla scomparsa del loro leader Casaleggio, rivelano la fretta di drammatizzare e di andare allo scontro in campo aperto. Così facendo avvalorano la scelta di Renzi di fare del referendum costituzionale un referendum sulla sua svolta, anche se molti pensano che oggi il premier giochi la partita in condizioni meno vantaggiose di quel che poteva prevedere mesi fa.

E’ davvero così? Difficile dirlo, perché la situazione politica si muove in continuazione e non è possibile prevedere cosa ci riserva il domani. Basterà anche solo accennare alle evoluzioni della situazione in Libia e della questione migranti, con la conseguente crisi della UE, per capire che si tratta di evoluzioni del contesto che peseranno e non poco sugli umori della gente (e Salvini, tanto per dire una banalità, ci conta a modo suo). Razionalmente sarebbe da osservare quanto sia pericoloso indebolire un governo a fronte di tensioni tanto rilevanti, ma temiamo che siano argomenti che non sfiorano una classe politica alla ricerca di garanzie della sua sopravvivenza, e che non si sa quanta presa abbiano su una opinione pubblica in difficoltà nel percepire le reali coordinate dei cambiamenti in cui siamo immersi.

Dunque c’è da aspettarsi che si vada avanti alla giornata, con continue fiammate di populismo sregolato (gli attacchi di Salvini al presidente Mattarella mostrano bene il livello a cui si è arrivati) e con tatticismi da funamboli della politica. Basta vedere il processo parallelo di gestione del referendum sulle trivelle e delle elezioni amministrative.

Nel primo caso si è ridotta una questione seria come la politica energetica a un dibattito surreale a base di fantasie pseudo ecologiste contro appelli alla tutela del lavoro, quando è evidente ad ogni osservatore che in realtà l’obiettivo è solo indebolire se non battere Renzi. Si è arrivati al punto di sostenere, anche da parte di autorevoli personaggi, che votare sia un obbligo morale, il che ovviamente non può essere, perché anche il rifiutarsi di farsi trascinare in tenzoni che si giudicano ambigue e infondate è un diritto di libertà dei cittadini. Il fatto è che, comunque finisca, il referendum sulle trivelle si lascerà dietro uno strascico di polemiche e di immaginabili denunce per complottismo, cosa di cui proprio in questo momento non c’è nessun bisogno.

Diversa la questione sulle amministrative. Qui la situazione è molto più confusa e sfumata, almeno per il livello simbolico che stanno assumendo i casi delle “due capitali”, Milano e Roma. Nel primo sembra evidente il tentativo di rifondare su basi moderate un tentativo di riscossa del vecchio centrodestra. La confluenza di Corrado Passera su Stefano Parisi è significativa, non per i voti che l’ex ministro di Monti può portare (pochi e probabilmente li avrebbe avuti comunque non fosse altro al ballottaggio), ma perché rivela come una parte delle classi dirigenti economiche tornano ad essere preoccupate dell’alternativa di centrosinistra e quasi altrettanto della nuova politica leghista (che proprio a Milano vien tenuta ai margini).

A Roma non si capisce ancora cosa succederà, ma si vocifera che anche qui Berlusconi si stia convincendo che deve fare qualcosa per contrastare il lepenismo del duo Salvini-Meloni, forse di nuovo puntando su una riconversione al centro con Marchini, cioè con un candidato radicato nel tessuto romano, abbandonando l’idea di paracadutare un proconsole come Bertolaso.

Al momento sono ancora manovre in costruzione ed è bene non dare nulla per scontato, ma certo dalla formazione degli schieramenti alle amministrative e soprattutto dal consenso che ciascuno raccoglierà avremo un indizio di come si stia orientando la nostra vicenda politica nazionale.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina