“Uno di noi”

Domenica, l'Arcivescovo ha celebrato nella “sua” Giustino la Prima Messa. “Quando dico il nome del mio paese mi commuovo, perché qui ci sono le mie radici. E qui voglio essere sepolto…”

Sono arrivati in piazza con una buona ora di anticipo. Sul loro striscione si legge “Sei uno di noi – Catechesi di Roncone”. Il gruppetto di vispi ragazzini che a star fermi non ci pensano nemmeno, colora la piazza che piano piano si affolla di gente.

Girato l'angolo delle chiesa, a poche centinaia di metri, don Lauro si sta preparando a scendere tra i suoi compaesani. La banda, gli alpini e i vigili del fuoco già lo attendono fuori dalla porta di casa. Arrivano il sindaco, i sacerdoti. E tante persone desiderose di accompagnare il loro arcivescovo nella breve processione. “In tanti ci hanno chiesto di partecipare al corteo, che si è allargato, è diventato qualcosa di spontaneo, partito dal cuore”, spiega l'assessore Carmen Turri che in queste settimane ha tenuto il timone delle diverse iniziative pensate per accogliere nella “sua” Giustino il vescovo di Trento.

Don Lauro è sul palco assieme a sindaci e autorità. Davanti a lui un anfiteatro di persone con, in prima fila, i bimbi della catechesi del paese. Ognuno porta appesa una lettera: “Benvenuto arcivescovo Lauro!”. “Il suo desiderio di voler celebrare la prima Messa dopo l'ordinazione episcopale nel paese che le diede i natali, emoziona tutti e ci fa cogliere la storicità di questo momento”, dice nel saluto ufficiale il primo cittadino di Giustino, Joseph Masè, ricordando come in questi anni, nonostante i numerosi impegni da vicario, don Lauro abbia “testimoniato spesso il suo senso di appartenenza alla comunità”. Il vescovo risponde a braccio, “senza carta perché in famiglia non si va con le carte”: “Spero che Giustino mi accolga quando mi inseguiranno come San Vigilio con le pietre”, scherza l'arcivescovo che poi ringrazia gli amministratori ribadendo l'importanza di affrontare insieme le sfide, “voi sul vostro fronte, io sul mio, ma mettendoci insieme possiamo fare del bene a tutti, al di là che crediamo o non crediamo”.

E ancora il “grazie” ai bambini che “sono il nostro futuro” e alla comunità, “a cui sono attaccatissimo e dove mi sono sempre sentito voluto bene e ho sperimentato quanto è bello stare con gli altri e non essere soli”.

“Mani, prendi queste nostre mani…”, cantano i bambini assieme alle ragazze e ai ragazzi del coro giovanile, prima che cominci la Messa. La chiesa è stracolma, chi non è riuscito a entrare segue all’esterno su un maxischermo. “Per noi di Giustino sarai sempre don Lauro, anche se ora sei vescovo…”, è il saluto del gruppo di catechesi. “Sono contento di essere di Giustino, un rendenero”, la sua risposta. “Non è appartenere a un posto, amare una terra che rende difficile l’accoglienza: l’appartenenza è benedizione, se lasciamo che il nostro ego si apra poi al mondo e ai fratelli. Io non ho paura di chi ama il campanile, ho paura di chi mette il proprio campanile contro l’altro”.

Concetti ribaditi con vigore anche nell'omelia. “Chinarsi al proprio fratello, farsi prossimo, rendersi accessibili: questo è l'umano, questa è festa, questo è futuro. Tenere le distanze, mettersi sul palco, quello è disumano. Quel Gesu di Nazareth che ha tutti i borderline come amici, che non ha imbarazzo a sedersi sul pozzo vicino a una prostituta di Samaria, ci dice che è umano chi è in grado di entrare nella storia e nel vissuto degli altri; quando non sei in grado di ascoltare, di penetrare , di contaminarti con l'altro, sei disumano e un pericolo pubblico”. E ancora: “Quel Gesù di Nazareth ci dice che è umano non giudicare, è umano integrare e non salire verso l'alto con la mano alzata di chi giudica, di punta il dito, di chi condanna. Quanto tu punti il dito, quando ti scandalizzi, sei disumano e sei pericoloso”.

Quel Gesù di Nazareth che dice alla adultera “Donna io non ti condanno”, che insegna un altro tratto meraviglioso dell'umano, “in cui tu consideri l'altro un mistero, come eterna novità: io ho paura di quelli che dicono lo conosco, io so chi è. No! Tu non conosci il cuore dell'uomo, una persona è mistero immenso, che non è conoscibile”, continua don Lauro. “In punta di piedi accostati all'altro, lascia che l'altro esista, godi della sua esistenza, fai di tutto perché dargli voce”.

E ancora rivolto agli amministratori in prima fila: “Non avreste bisogno anche voi di Gesù di Nazareth? Una politica, un'amministrazione, un vivere civile dove si dà voce, e non la si toglie, dove non si procede per grida e sentenze, ma si procede insieme per cercare di capire la complessità di vivere. Una politica che si pone punti di domanda piuttosto che usare il punto esclamativo: non sarebbe una politica più umana?”

E conclude: “Come dice Papa Francesco, non importa se io voglio bene a Gesù, la cosa certa è che Gesù vuol bene a me. Non siamo chiamati a diventare santi. In dialetto si dice: ‘Che sant ma che cros’ . E allora io auguro a voi non di essere bravi e santi ma di volersi bene e di perdonarsi. Buon cammino!”.

Prima della fine delle Messa, l’augurio e i consigli di don Flavio Girardini. “Getta la rete dalla parte che indica Gesù e troverai la tua abbondanza di raccolto. Mantieniti quello che sei, non solo in questo momento ma anche più avanti. Ritorna spesso nel tuo paese, per riposarti, respirare l'aria fresca dei tuoi monti, fare quattro chiacchiere con la tua gente, non lasciarti schiacciare dagli impegni”. Don Lauro ringrazia e rilancia: “Mi avete dato coraggio, ho scoperto ancora una volta la bellezza di appartenere alla comunità. È la grande sfida che ci sta davanti: tornare ad appartenere alle nostre comunità. Per me è una forza grande. Quando dico il nome del mio paese mi commuovo, perché qui ci sono le mie radici, qui c'è tutto ciò che sono. Non posso prescindere da qui, voglio tornare ad essere sepolto qui e non nel Duomo”.

Applausi. L'arcivescovo esce dalla chiesa, stringe mani. Poi scende nel vicino cimitero, per pregare assieme ai famigliari sulla tomba di papà Valerio. “Persona speciale”, “un dono di Dio”, “avrà un cammino meraviglioso, tifiamo per lui”, sono i primi commenti entusiasti che raccogliamo tra la gente. In piazza un rinfresco semplice, come annunciato. Lauro alza il calice , poi spezza una pagnotta e la condivide. Comunione e fraternità. Con la “sua” Giustino, con la Rendena. Con tutta la comunità trentina. Buon cammino!

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina