Don Bernardo… “vive”

Domenica la commossa dedica della piazza al sacerdote paolino morto nel 2002. In paese è ancora vivo il ricordo di parenti e amici

C’era un particolare clima di commozione domenica scorsa tra i molti presenti nella chiesa di S. Martino a Cimego. Si trattava infatti di una Messa molto sentita perché in memoria di quel don Bernardo Antonini che qui ha avuto i suoi natali, qui ritornava appena poteva e che qui è ricordato ancora con amore da parenti e amici. E che qui, ora, ha anche una piazza dedicata in suo nome.

Quel don Bernardo, ancora, per cui è in corso una lunga causa di beatificazione per quanto da lui compiuto sia tra la gente della provincia di Verona, dove la sua famiglia si era trasferita in cerca di lavoro quando era ancora bambino, sia nella lontana Russia dove, animato da un acceso spirito missionario, ha voluto spendere l’ultima parte della sua vita, fino a morirvi improvvisamente l’ormai lontana notte del 27 marzo 2002.

A celebrare la funzione, assieme al parroco della locale Unità Pastorale “Sacra Famiglia”, sono accorsi da Verona mons. Tiziano Bonomi, già delegato vescovile per il processo diocesano, e il postulatore della causa di beatificazione, mons. Giuseppe Vantini.

Quest’ultimo in particolare ha ricordato di aver conosciuto don Bernardo ancora in gioventù, condividendo poi con lui molte esperienze, tra cui l’insegnamento presso i seminari minore e maggiore di Verona: “L’ho trovato sempre persona ricca di umanità, ottimista, colto, uomo del dialogo, un uomo sicuro di sé senza essere intransigente”.

Don Antonini, ha ricordato mons. Vantini, pur essendo una personalità intraprendente, era uomo di preghiera: iniziava ogni mattina la sua giornata con un momento di intensa adorazione eucaristica, tanto che, ha rammentato, la sua assenza in chiesa la mattina in cui venne trovato morto rivelò immediatamente ai suoi condiscepoli e ai seminaristi presenti che doveva essergli sicuramente successo qualcosa di tragico prima ancora che si scoprisse.

Legato alla missione paolina del comunicare Cristo a tutti – da diocesano era diventato sacerdote paolino – era stato cofondatore di Radio Telepace, poi Telepace, e fondatore e direttore del giornale russo Svet Evangelia. Al termine della sua vita, ha concluso mons. Vantini, per meglio trasmettere la sua profonda fede, cambiò il verbo nell’epigrafe da lui scelta per la sua tomba dal passato “visse nella resurrezione di Cristo” al presente “vive”.

Il cugino di don Bernardo e presidente del Gruppo Culturale “Quatar Sorele” Marco Zulberti da parte propria ha voluto tracciarne un ritratto affettuoso ricordando, tra le altre cose, come la sua propensione per le lingue (si laureò in francese e studiò il russo) derivasse dall’essere uomo del mondo già dalla famiglia, la quale conosceva il tedesco per essere emigrata dall’allora impero austroungarico nel veronese e presentava una parente francese nella stessa.

L’amore per le terre di Russia gli venne invece dall’avere fin da piccolo un ritratto della Madonna appeso sopra il suo letto comperato dalla mamma proprio dalle suore paoline, che chiesero appunto tante preghiere per quella nazione dove la libera pratica della fede era vietata. Ricordi questi confermati dalla sorella suor Colomba che ha anche rammentato il suo profondo attaccamento e quello dell’intera famiglia al paese di Cimego.

Sacerdoti, autorità e popolazione al termine della Messa si sono trasferiti sulla vicina piazza dove è stata scoperta l’insegna che porta il nome di don Bernardo; quel don Bernardo di cui tra la gente domenica si sentiva ripetere: “È giusto. Chi non lo ha conosciuto fa fatica a capire che bravissima persona era”.

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