Un abbraccio lungo 72 ore

Partecipazione record alla proposta Caritas: 200 giovani impegnati in lavori manuali e relazioni ricche di umanità. Con loro anche 18 richiedenti asilo

Ascolto, confronto, condivisione. Per i 200 giovani trentini la “72 ore senza compromessi” è stata anche questo: ascolto delle storie e delle vite delle persone ospitate nelle realtà di accoglienza; confronto con i propri compagni di gruppo; condivisione delle conoscenze e scambio personale.

Il tutto da giovedì a domenica in tre giorni, o meglio, in 72 ore, come vuole questa formula lanciata dalla Caritas trentina anni fa in collaborazione con Pastorale Giovanile e Noi Trento grazie ad una quindicina di enti d'accoglienza disponibili ad ospitare i giovani volontari.

I partecipanti, fra i quali gruppi parrocchiali, classi scolastiche del “Fontana” di Rovereto e del Liceo Musicale ”Bonporti” di Trento, gruppi spontanei, si sono sperimentati in 24 progetti sociali ben definiti a favore di persone in difficoltà con le quali “entrare in contatto”: dalla creazione di un murales dedicato all’amore in famiglia, al montaggio di un video promozionale di una struttura di accoglienza, alla sistemazione di aiuole e piante in una casa di riposo, fino alla preparazione di un appetitoso aperitivo etnico.

Perfino una sfilata di moda per reclamizzare gli abiti del negozio “Altr’uso”: non sono mancate le idee creative in queste 72 ore riempite da ragazzi e ragazze di tutto il Trentino con passione, curiosità e voglia di mettersi in gioco.

Con loro hanno condiviso l'esperienza anche 18 richiedenti asilo accolti in Trentino. “Quest’iniziativa – commenta Anita Scoz, responsabile del progetto per la Caritas – consente ai profughi di fare qualcosa di utile alla comunità che li accoglie e allo stesso tempo di conoscere altri giovani, che possano aiutarli nel processo di integrazione. La sfida di portare a termine un progetto in 72 ore attira i giovani e li spinge ad attivarsi; vivono questa esperienza in maniera totale, coinvolgente, assieme ai loro amici o compagni di gruppo. Sono tre giorni intensi, che lasciano il segno”.

Alla APSP “Margherita Grazioli” di Povo tre ragazzi africani, Moses, Bambo e Demba, hanno sistemato le aiuole del parco e ricavato alcuni piccoli pezzi di terra dove gli anziani possano coltivare erbe medicinali. Con loro anche due ragazze di Baselga di Piné, Chiara e Regina. “Gli ospiti ci hanno accolto con calore – spiega Mariano Fedrizzi, responsabile del gruppo – lavorare in una casa di riposo, a contatto con anziani che vivono anche situazioni di malattia molto grave, non è facile. Ci ha fatto riflettere sulla vita e sulla morte, sulla serenità con cui molti ospiti sono aiutati a vivere il tempo”.

Un gruppo di sei amici della Valfloriana sono diventati, invece, in 72 ore cameramen e registi. Hanno girato e montato un video di presentazione della casa “Il Sentiero” di Trento, che accoglie 16 uomini senza dimora. “Ciak si gira. Il Sentiero in azione”, questo il nome del progetto. “Abbiamo realizzato un video di circa mezz’ora – spiega Elisa – in cui raccontiamo brevemente la storia e l’attività della Casa di accoglienza, per poi dare spazio alle persone che vivono qui. Alcuni degli ospiti hanno raccontato la propria storia, talvolta in modo giocoso e autoironico. Sono storie di difficoltà, di disagio, alcune anche molto drammatiche”.

Al Centro Pastorale della Famiglia da oggi le stanze sono più colorate, grazie ai murales realizzati da un gruppo di sette animatori di alcune parrocchie di Trento sud. “Abbiamo voluto disegnare sulle pareti delle stanze utilizzate per ospitare famiglie in difficoltà tre murales in cui raccontiamo l’amore – racconta Alessandro Giovannini. – Una di queste è la storia della beata Elisabetta Canori Mora, una donna che grazie all’amore per Gesù è riuscita a convertire il marito violento”.

Si sono sperimentati, infine, in un aperitivo etnico solidale i giovani impegnati al Centro Franca Martini di Trento. Due studentesse universitarie di origini pugliesi e tre richiedenti asilo africani hanno preparato un succulento aperitivo a base di friselle, polpette di cous cous e sformato di verdure. Il ricavato della vendita andrà a sostenere l’acquisto di materiale riabilitativo per i pazienti affetti da patologie neurologiche seguiti dal Centro Martini. “Per noi sono state 72 ore senza compromessi, senza distrazioni, senza pretese – spiega Piera, – gratuitamente, cercando di dare il meglio di noi, nello spirito di scambio, aiuto, confronto e ascolto”.

Il gruppo giovani delle parrocchie Sacra Famiglia e San Marco di Rovereto, ha trascorso le “72 ore” presso la Casa di Accoglienza “Il Portico”. Una realtà vicina a casa ma sconosciuta da quasi tutto il gruppo. “La nostra missione – racconta Laura Caldiroli, l'animatrice – è stata quella di preparare una festa per i volontari che danno il loro contributo all'interno del centro. Per questo motivo, la prima fase ci ha visti impegnati a pulire e ad abbellire la casa di accoglienza. Siamo stati invitati anche a preparare dei pannelli, con parole che invitano alla pace, all'ascolto, alla riconciliazione. Nella seconda fase ci siamo improvvisati “chef” nella preparazione del buffet e animatori dei giochi per gli ospiti. Inoltre, nelle sere trascorse alla casa di accoglienza, abbiamo potuto condividere la cena con le persone ospiti del centro.

Abbiamo capito che spesso non serve andare tanto lontano da casa: anche nella nostra Rovereto ci sono luoghi in cui è possibile mettersi a servizio e in “rete”. Abbiamo visto, negli occhi degli ospiti incontrati, la fatica e il disagio ma anche una perfetta “normalità”. Nel sorriso degli operatori e dei volontari abbiamo conosciuto disponibilità, ascolto e anche tanta allegria. Un grazie a tutti loro”.

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