Di sfida in sfida

Sembra una strada tutta in salita quella del governo Renzi di qui alla prova referendaria del prossimo ottobre. Incuranti della situazione internazionale che non è affatto tranquilla le forze politiche italiane sembrano impegnate solo a condurre le proprie guerricciole interne. Eppure basterebbe fare un piccolo elenco di fatti per capire in che acque nuotiamo: la Spagna costretta a tornare al voto in giugno perché non riesce a fare un governo; la Gran Bretagna che sempre in giugno affronta un referendum dall’esito incerto che se non la costringerà a lasciare la UE comunque comporterà strascichi destabilizzanti; l’Austria che in maggio va al ballottaggio per le presidenziali con il rischio concreto che vinca un candidato di estrema destra. Come dire: l’Europa è a rischio di tenuta.

Sorvoliamo sulle importanti diatribe interne alla UE sulla gestione dell’economia con lo scontro fra Draghi e i rigoristi, con una possibilità di dover rimettere mano, non si sa in che termini ai trattati. Del resto se non costringerà a farlo l’economia, ci penserà il problema del governo dei flussi di migranti.

In questa situazione l’Italia ha interesse a buttare all’aria gli equilibri politici attuali per consegnarsi nelle mani o della nuova destra lepenista o dell’incognita pentastellata? D’accordo, non può diventare una ragione per tenere in piedi un governo che non sia all’altezza, ma bisognerebbe dimostrare, cosa che ci pare ardua, che la situazione odierna sia peggio del caos che sarebbe provocato dalla sua caduta.

Non si può disconoscere che Renzi confida un po’ troppo su questo scenario che sembra favorirlo. Dovrebbe pensare che non sempre l’elettorato ha comportamenti razionali e che se crede di bastare da solo, o con la sua ristretta corte, per vincere la battaglia, rischia di commettere un errore fatale.

La politica non è in fase di grande salute. La ripresa degli scandali non può essere semplicisticamente addebitata ad una magistratura in vena di promuoversi a comitato di salute pubblica. Qualche pulsione in quella direzione può esistere, ma si spegne presto se non trova materia di cui cibarsi, cioè se lo spazio per la corruzione viene drasticamente limitato. Si tratta di promuovere un’operazione di pulizia rigorosa, che inevitabilmente deve saper mettere in riga una società troppo abituata alle disinvolture. Infatti non c’è solo una classe politica che in parte (non facciamo di ogni erba un fascio) è incapace di capire che nella gestione degli affari pubblici ci vuole più del rigore che è necessario nella vita normale. Bisogna che anche la società accetti di rispettare questo stile di rigore e la smetta di chiedere favori e attenzioni di ogni tipo, perché poi nelle anime deboli (mettiamola così) il confine fra quei comportamenti disinvolti, ma non illeciti ed i reati veri e propri rischia di diventare molto labile e di essere poi attraversato con spensieratezza.

Renzi deve constatare come si tratti di un rischio a cui è sottoposto in quanto segretario di un partito di massa e in quanto vertice di una coalizione. I contrattacchi alla ricerca del marcio anche in chi lo accusa è una tecnica che non rende molto in termini di consenso elettorale.

Dunque il segretario premier deve aprire una vera campagna di rinnovamento tanto della politica quanto del costume sociale. Non è semplice dovendo occuparsi anche di complicati affari di stato, ma proprio per questo deve circondarsi di uno staff all’altezza di questo delicatissimo compito che in suo nome conduca quella battaglia.

Il momento non è sfavorevole. Se osserva bene, avrà notato che Berlusconi nella questione delle elezioni romane alla fine ha scelto di perdere piuttosto che arrendersi al vento del radicalismo populista della destra: segno che percepisce che nel paese la domanda di stabilità e di ragionevolezza è più alta di quanto non facciano sospettare gli spettacolini di tanta politica. Salvini non diventerà premier grazie alla sponsorizzazione di Donald Trump, giusto per fare una battuta.

Dunque è necessario che i partiti maggiori e più responsabili si carichino del compito di promuovere una ricostruzione morale del paese e soprattutto di non mettere in questione la sua unità. Con gli orizzonti che abbiamo davanti sarebbe davvero da irresponsabili.

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