Sulle orme di padre De Agostini, grande esploratore

Questa 64a edizione del Trento Film Festival ha tutte le carte in regola per rimanere una delle più importanti nella lunga storia della manifestazione: per l’alta qualità del programma cinematografico, degli eventi proposti e dei temi affrontati. Ma anche per il racconto di alcune figure simbolo di personaggi legati alla montagna, all’esplorazione e all’avventura. Uno di questi è senza dubbio padre Alberto Maria De Agostini. Un uomo straordinario, un missionario salesiano, di cui forse non si parla abbastanza, ma che, invece, rappresenta un grande esempio di cosa significhi, con umiltà, l’amore per il prossimo, per la montagna, per la grande avventura.

Nato a Pollone (lo stesso ambiente in cui visse il beato Piergiorgio Frassati), vicino a Biella, nel 1883 e morto a Torino nel 1960, era fratello del fondatore del famoso e omonimo Istituto Geografico. Padre De Agostini nei primi anni del Novecento è stato il primo uomo a percorrere, come missionario ed esploratore, terre sconosciute del Cile e dell’Argentina, in particolare della Patagonia e della Terra del Fuoco, considerate tra le aree più affascinanti, ma inospitali del pianeta. Oltre che sacerdote, il salesiano è stato scrittore, geografo, fotografo, esploratore e alpinista. A lui si deveno la conoscenza e la mappatura di molte zone totalmente ignote della Patagonia cilena e argentina, tanto è vero che in Cile lo hanno soprannominato “Padre Patagonia”, intitolandogli uno dei maggiori Parchi nazionali del Paese (Patrimonio Mondiale dell’Unesco), un’università, raffigurandolo addirittura su una moneta.

Entrato in seminario giovanissimo, ordinato sacerdote salesiano, sceglie di diventare missionario, partendo per il Cile per dedicare la sua attività pastorale a favore degli ultimi indios del Paese, avendo come base logistica Punta Arenas, sulla costa settentrionale dello Stretto di Magellano. E lì affianca alla vocazione per gli altri, l’amore per l’esplorazione, organizzando viaggi, numerose spedizioni alpinistiche sulle Ande, realizzando accurate cartografie, contribuendo alle scienze naturali e all'antropologia, descrivendo la vita e le tradizioni delle ultime popolazioni indigene.

Ha scattato oltre 40 mila fotografie, ha girato 60 film e realizzato due famosi documentari (tra cui Terre Magellaniche che sarà proiettato al festival) ha scritto oltre 60 libri in diverse lingue. E a motivarlo era sempre l’incrollabile amore e rispetto per il creato. Quello stesso amore cui ha esortato Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato Si’” sulla salvaguardia della nostra “casa comune”.

Per tutti questi motivi in un festival dedicato alla montagna, dove con l’affascinante “Parco dei mestieri” si dedica una particolare attenzione ai bambini e alle famiglie, la straordinaria figura di Padre De Agostini offre un esempio di come l’amore e la passione per l’esplorazione della natura di cui facciamo parte ci avvina agli altri, arricchendo la nostra vita. È la bellezza del festival. E della montagna.

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