“Amiamo gli orsi come figli”

I “racconti” di uno dei più vecchi larici della Spora, “monumenti vegetali” nel Parco Adamello Brenta

Spormaggiore – Il Parco Naturale Adamello Brenta li considera dei veri e propri “monumenti vegetali”, inserendoli nell'elenco dei cosiddetti alberi monumentali. Ed è proprio vero: i larici della Spora, nel territorio del Parco ricompreso nel Comune di Spormaggiore, sull'altopiano della Paganella, rapiscono letteralmente lo spettatore per la loro imponenza, ma soprattutto per la loro bellezza.

Una bellezza secolare, acquisita con il trascorrere del tempo, dove lo scandire dei decenni, ha fortificato i tronchi, rendendoli rugosi, sfrondando la pianta del superfluo e lasciando trasparire la sua essenza, la sua anima. Così come avviene per l'uomo quando diventa vecchio e acquista un'improvvisa saggezza per le cose essenziali della vita.

Ma c'è un larice che attrae forse più di tutti: si trova poco prima di Malga Spora, nella terra degli orsi (quelli autoctoni e quelli reinseriti con il progetto “Life Ursus”) a quota 1.890 metri. È alto 13 metri, corazzato con una spessa corteccia a placche e ha un diametro di 1 metro e 20 centimetri. Gli esperti del Parco, come Giuliana Pincelli, ne seguono l'esistenza, cercando di scoprirne i segreti e rimandone allo stesso tempo affascinati per ciò che rappresenta. Un testimone della storia. Della vita.

Roberta Bonazza, scrittrice, autrice di documentari e spettacoli teatrali, ha scritto per il Parco Naturale Adamello Brenta, nell’ambito di una guida sugli alberi monumentali, dei racconti su queste piante straordinarie, facendole parlare in prima persona, come se raccontassero al visitatore le vicende di cui sono stati testimoni nel corso della loro vita secolare. Così come ha fatto il Larice della Spora.

“Le creature che amiamo come figli – racconta il vecchio Larice, attraverso la penna di Roberta Bonazza – sono gli orsi: camminatori della notte, riservati e timorosi, potenti e umili. Con Vecchio Orbo, ultimo orso autoctono, abbiamo trascorso delle lunghe giornate… Negli ultimi anni, quasi cieco, si sedeva ai nostri piedi, e con grande dignità se ne stava in silenzio… e fino alla fine è rimasto nell’abbraccio dei nostri rami”.

Poi è arrivata la “dolce” Maja, introdotta nel Parco con il progetto “Life Ursus” che ha partorito due cuccioli, in una tana poco distante dal larice della Spora.

“Orsa generosa e dallo sguardo mite ha capito il sentimento di noi vecchi larici verso gli orsi e ha intuito la nostalgia che avevamo di Vecchio Orbo” racconta ancora il Larice. “Certo non potevamo immaginare che proprio lei, l'ultima arrivata, ci regalasse l'emozione della nascita… Le stesse lacrime che silenziose hanno accompagnato l'ultimo sonno di Vecchio Orbo, scendevano di gioia lungo il tronco quando Dolce Maja è uscita dalla tana in compagnia dei piccoli. Lo stupore e la meraviglia davanti al ciclo della vita”.

E questo forse è il messaggio più bello che il Larice della Spora, così come ha intuito Roberta Bonazza, regala a chi lo ammira: gli alberi sono compagni eterni della nostra vita.

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