Una di casa

Lo abbiamo capito ancora la prima sera. Quella sera del 13 marzo 2013 quando appena eletto Papa, Francesco è riuscito a trasformare un momento solenne, storico, eccezionale in un momento di straordinaria semplicità e di normale famigliarità. Come quando nelle nostre case capita magari una situazione di dolore o di lutto, di fatica o difficoltà, o invece di festa, di gioia e di soddisfazione per un evento bello, e qualcuno ha il coraggio di dire: “Diciamo un’Ave, Maria”. E allora, anche i più riottosi, sottovoce biascicano quella preghiera, imparata fin da piccoli e che ogni buon cristiano ha nel cuore e sulle labbra, sempre, quando serve. Per Papa Francesco la Madonna, la devozione a Maria – ce lo ha fatto capire subito – non è un optional o un ricordo di certe occasioni speciali; la preghiera mariana fa parte del suo stile, della sua spiritualità quotidiana.

Quella sera il Papa appena eletto disse: “Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo … ma siamo qui … Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo Vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca”; e subito dopo a tutti quelli che erano in piazza San Pietro e a quanti erano collegati con i mezzi di comunicazione fece recitare un Padre nostro, un’Ave Maria e un Gloria al Padre, le semplici preghiere della fede. Un gesto, una preghiera che vale più di una lunga ed elaborata enciclica.

Egli con Maria si sente a casa, si sente figlio. A conclusione di una recente lettera alla Commissione per l’America Latina (19 marzo 2016), Papa Francesco ha scritto: “Nel mio recente viaggio in terra messicana ho avuto l’opportunità di stare da solo con la Madre

era nel camarin del Santuario della Madonna di Guadalupe

, lasciandomi guardare da lei. In quello spazio di preghiera, le ho potuto presentare anche il mio cuore di figlio. In quel momento c’eravate anche voi con le vostre comunità. In quel momento di preghiera, ho chiesto a Maria di non smettere di sostenere, come ha fatto con la prima comunità, la fede del nostro popolo. Che la Vergine Santa interceda per voi, vi custodisca e vi accompagni sempre!”. Ecco il suo stile che può diventare anche il nostro: saperci sentire di casa, in famiglia, con Maria e abbracciare gli altri nel suo affetto di Madre.

Nella sua ultima Esortazione Apostolica Amoris Laetitia Papa Francesco, parlando ai giovani, a proposito di preghiera e famiglia, scrive, dicendo una cosa essenziale per ogni vita matrimoniale: “Ma non sarebbe bene che i futuri sposi arrivino al matrimonio senza aver pregato insieme, l’uno per l’altro, chiedendo aiuto a Dio per essere fedeli e generosi, domandando insieme a Dio che cosa lui si aspetta da loro, e anche consacrando il loro amore davanti a un’immagine di Maria. Coloro che li accompagnano nella preparazione al matrimonio dovrebbero orientarli in modo che sappiano vivere questi momenti di preghiera che possono fare loro molto bene” (n. 216).

Non tiriamoci indietro allora se qualcuno in questo mese nella nostra famiglia o in parrocchia, il nostro prete o qualche laico incaricato, in questo mese di maggio ci propone di dire se non un rosario di cinquanta Ave, Maria, almeno una decina, o forse solo tre Ave, Maria. Quante volte le mamme ci hanno invitato ed educato a pregare così! La mia mamma non ha mai imparato a memoria i misteri del Rosario ma ce lo faceva pregare lo stesso… Queste Ave, Maria ci fanno sentire di casa con colei che Gesù ci ha affidato dalla Croce e a cui ha affidato noi come figli. Non vanno perse; e una di esse sarà per quell’uomo che ogni giorno ripete, quasi come un mantra: “E, per favore, non dimenticate di pregare per me!”. Anche lui è ormai per noi uno di casa, per cui pregare ogni giorno.

dongi

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