Nelle “case” di Maria

Il mese di maggio di quest’Anno Santo del Giubileo della Misericordia diventa occasione per compiere anche qualche pellegrinaggio, soprattutto verso i santuari dedicati alla Madonna. Ci invita a fare questo lo stesso Papa Francesco nel documento di Indizione quando dice: “Stabilisco che in ogni Chiesa particolare, nella Cattedrale che è la Chiesa Madre per tutti i fedeli… si apra per tutto l’Anno Santo una uguale Porta della Misericordia. A scelta dell’Ordinario, essa potrà essere aperta anche nei Santuari, mete di tanti pellegrini, che in questi luoghi sacri spesso sono toccati nel cuore dalla grazia e trovano la via della conversione. Ogni Chiesa particolare, quindi, sarà direttamente coinvolta a vivere questo Anno Santo come un momento straordinario di grazia e di rinnovamento spirituale” (MV 3).

Tutti noi abbiamo esperienza fin da piccoli dei pellegrinaggi, spesso quasi solo una passeggiata, ai tanti piccoli santuari di campagna o di montagna dedicati alla Beata Vergine Maria. Questi luoghi di pace e di serenità si presentano sotto le più svariate denominazioni nelle nostre parrocchie e nelle valli e anche sui monti della nostra bella regione alpina: dalla Vergine delle Grazie a quella Addolorata, da quella del Rosario a quella della Neve, dalla Madonna del Lares a quella del Feles, da quella del Potere a quella della Consolazione, e l’elenco potrebbe continuare per pagine e pagine. Quante volte in qual cammino si prega il rosario tra una distrazione l’altra, tra un rincorrersi dei bambini e i rimproveri delle nonne, tra la raccolta di un fiore e lo sguardo al panorama…

Molti sono anche i santuari mariani che il Vescovo ha voluto come chiese giubilari della nostra diocesi e verso le quali già molti si sono incamminati: l’Addolorata di Cavalese, la Madonna dell’Aiuto a Segonzano, la Natività di Maria a Spormaggiore, la Madonna delle Grazie ad Arco, a Rovereto ben due chiese (Santa Maria del Carmine e la Madonna del Monte) e le due chiese parrocchiali dedicate all’Assunzione a Tione e a Fera di Primiero; e soprattutto il più noto e la meta di tanti pellegrini: il santuario della Madonna di Caravaggio a Montagnaga di Pinè. Non possiamo poi scordare nella vicina diocesi di Bolzano-Bressanone anche il santuario tanto suggestivo e amato di Pietralba. Accanto a questi, altri santuari possono diventare di volta in volta chiese giubilari, per chiedere e accogliere l’Indulgenza, su richiesta e concessione del Vescovo diocesano.

San Giovanni Paolo II la chiamava la “geografia mariana” e non mancava mai nei suoi viaggi in Italia, in Europa e nel mondo di farsi lui stesso pellegrino nei diversi santuari mariani, famosi o sconosciuti, sparsi su tutta la terra. Così anche Papa Francesco ci indica questi luoghi in cui Maria ci accoglie e nella Evangelii Gaudium (n. 286) scrive: “Maria è colei che sa trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza. Lei è la piccola serva del Padre che trasalisce di gioia nella lode. È l’amica sempre attenta perché non venga a mancare il vino nella nostra vita. È colei che ha il cuore trafitto dalla spada, che comprende tutte le pene. Quale madre di tutti, è segno di speranza per i popoli che soffrono i dolori del parto finché non germogli la giustizia. È la missionaria che si avvicina a noi per accompagnarci nella vita, aprendo i cuori alla fede con il suo affetto materno. Come una vera madre, cammina con noi, combatte con noi, ed effonde incessantemente la vicinanza dell’amore di Dio. Attraverso le varie devozioni mariane, legate generalmente ai santuari, condivide le vicende di ogni popolo che ha ricevuto il Vangelo, ed entra a far parte della sua identità storica”.

Il pellegrinaggio è sempre, e particolarmente in quest’anno giubilare, un tempo speciale di incontro e di ritorno a Dio, che comporta anche il cammino verso un luogo, una chiesa, un santuario; in particolare verso i santuari mariani con il simbolo delle porte sante che vengono spalancate per tutto il popolo di Dio e per chi è in ricerca. Esso diventa anche invito ad andare verso le porte di tante persone sole, ammalate, anziane, povere, emarginate, senza lavoro, casa o affetti che ci attendono, cominciando lì dove viviamo, abitiamo, lavoriamo e operiamo per pregare per loro o anche per dire con loro un’Ave, Maria.

Diceva al riguardo il Papa alle famiglie nel giorno del loro giubileo (27.12.15) con la solita sua concretezza e chiarezza: “Il pellegrinaggio, infatti, non finisce quando si è raggiunta la meta del santuario, ma quando si torna a casa e si riprende la vita di tutti i giorni, mettendo in atto i frutti spirituali dell’esperienza vissuta”.

dongi

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