Il vitalizio di Chiara

“E' stata un'occasione di maturazione e crescita personale e politica”. “La staffetta alla presidenza A22? Ammetto di aver vissuto con diffidenza il passaggio, fatico a trovare motivazioni”. La battaglia sulle pensioni d'oro dei politici: “Ci riteniamo prestati alla politica. Ora siamo normali, non più casta”. PD e Patt separati in casa? “No. Arriveremo a fine legislatura”

Chiara Avanzo ai tempi del Liceo scientifico sognava di fare il medico. “Angiologo, per la precisione”. Poi si è iscritta a ingegneria ambientale, si è laureata, ha lavorato seguendo, ad esempio, impianti di trattamento di rifiuti inerti. Ha pure insegnato per qualche anno topografia generale alle superiori, prima di salire sui banchi della politica e nella fattispecie quello lassù, da Presidente del Consiglio regionale, peraltro ormai “uscente”.

Da angiologo mancato, per nulla pentita del “flusso” preso dalla sua vita?

Non ho rimpianti, ma per quattro anni e mezzo ero convinta di medicina e mi ricordo tutti i giorni quel sogno nel cassetto che ovviamente non realizzerò mai. Ingegneria ambientale l'ho scelta perché mi consentiva il collegamento con il territorio. E anche insegnare è stata una gran bella esperienza.

Priorità da docente, oltre all'insegnamento della materia?

Impartire l'educazione e il rispetto: tra compagni, per gli altri, verso gli insegnanti e nei confronti delle istituzioni.

Quindi anche verso di Lei?

Noto un rapido cambiamento. Anni fa quando si presentava un sindaco non dico vi fosse venerazione, ma grandissimo rispetto sì. Ora l'avverto molto meno.

Ne ha sofferto direttamente in questi anni da Presidente?

Sì. Forse pago anche l'età: sono la più giovane in Consiglio regionale e tanti non mi vedono come il politico navigato. Nei ragazzi trovo però ancora voglia di conoscere le istituzioni, molta meno di avvicinarsi alla politica.

Quello che non è capitato a lei…

Io ho iniziato per quasi nove anni come amministratrice, assessore e vicesindaco: un'esperienza fondamentale, sganciata dalla politica partitica.

E il matrimonio con il Patt?

Nasce dopo un divorzio con il Partito Democratico. Un periodo da “single” e poi sono tornata alle origini, perché un partito che porta nel proprio nome e nei contenuti la parola autonomia credo sia il vero partito che rappresenta il territorio.

Ha parlato di ritorno alle origini: in che senso?

Per esperienza familiare. Papà autonomista, ma soprattutto la prozia Azzelina detta “Zeli”: ha 105 anni, perfettamente lucida e mi ricorda ancora oggi le battaglie che faceva nell'Asar.

E’ pronta a lasciare a fine maggio la Presidenza?

Il 18 maggio abbiamo l'ultima seduta a Trento, il 30 ci riuniamo a Bolzano e si rinnoverà l'Ufficio di Presidenza. Ho vissuto un anno e mezzo ricco di emozioni con la possibilità di maturazione e crescita personale e politica. Nulla è scontato ma quando il mio partito aveva designato me come successore di Moltrer aveva già individuato il passaggio di testimone con Kaswalder.

Lei sarà ricordata per avere portato avanti la battaglia sui vitalizi. Merito o scelta inevitabile?

E' un evento accaduto nostro malgrado. Il merito, forse, è stato cercare di affrontare con l'Ufficio di Presidenza e i collaboratori del Consiglio regionale il percorso che meglio ci sta permettendo di affrontare questa tematica.

Una buona ragione per convincere gli ascoltatori/lettori che l'aria è cambiata?

La prima cosa, ancora non abbastanza nota all'opinione pubblica, è che i politici di adesso e della precedente legislatura (eletti nel 2008, n.d.r.) non percepiranno alcun vitalizio. Lo ritengo un segnale che comunque la politica sta cercando di calarsi di più nella realtà. Siamo prestati alla politica ma siamo normali, non chiamateci più casta.

Resta il recupero dei soldi tolti dalla legge del 2014.

La legge prevedeva un ricalcolo delle famose attualizzazioni dei vitalizi, nonché la restituzione dell'attualizzazione che era stata attribuita ai consiglieri che non avevano ancora maturato i diritti. Il ricalcolo prevedeva il rientro di ventinove milioni di euro per interventi delle Provincie a favore della famiglie in difficoltà e a favore dell'occupazione. Ad oggi sono rientrati diciassette milioni di euro. Ne mancano dodici all'appello.

Per recuperare gli altri?

Ci stiamo affidando a Trentino Riscossioni, ma la parte mancante è quella soggetta ai ricorsi degli ex consiglieri contro la legge del 2014.

Guardando anzitutto in casa trentina, come smentire la percezione comune di una politica che non esce dal circolo vizioso della spartizione del potere?

C'è il politico navigato e chi come me ha idee più calate nella realtà. Non discuto il valore dell'esperienza, ma credo che la politica debba essere fatta a tempo. La distribuzione di responsabilità in base ai voti non credo sia un elemento negativo, ma senza dimenticare le pari opportunità e i diritti di maggioranza e opposizione.

Ma prevale ancora il vizio o sta maturando qualche virtù?

Deve valere la meritocrazia, oltre alla forza dei partiti. Poi ho capito che in politica deve esserci mediazione tra le parti.

Si riferisce ad esempio alla staffetta alla presidenza dell'A22?

Ammetto di aver vissuto con un po' di diffidenza questo passaggio, pur cercando di capirne le motivazioni che fatico a trovare.

Pd e Patt separati in casa: è una definizione che le sta bene?

Non mi piace. E lo dico parlando da ex PD: mi fa piacere che ci troviamo nella stessa coalizione. Poi è chiaro che il Patt è più trasversale a destra e sinistra, quindi è normale che possano emergere divergenze. Ma come in tutte le famiglie, c'è dibattito, discussione, divergenze ma importante trovare punto d'incontro, guardando all'obiettivo finale.

Che resta il traguardo naturale di fine legislatura?

Credo proprio di sì. C'è volontà di tutti di lavorare per il bene di questa terra e dei trentini.

Facendo eco a Nanni Moretti e al suo appello “ditemi qualcosa di sinistra”, lei mi dice qualcosa di autonomista?

Apriamo la finestra, guardiamo il territorio e come è stato gestito. Autonomia è capacità di autogovernarsi con lungimiranza. Penso alla sanità: la critichiamo sempre, ma siamo al primo posto. Io mi confronto spesso con i colleghi delle altre Regioni e siamo invidiati. La scuola? Possiamo migliorare quella che è già una buona legge. Penso alla qualità del turismo. E' nel nostro DNA auto-fustigarci.

Per i suoi colleghi restiamo dei privilegiati. Quali risposte trova?

Serve tempo di fermarsi e spiegare. Soprattutto invitarli a non guardare al ribasso, ma dare lo stimolo anche alle altre Regioni di chiedere qualcosa in più.

Il problema non è che a Roma potrebbero limare la nostra, di autonomia?

Ho notizie confortanti. Chiaro che la riforma costituzionale ci ha lasciato intuire la voglia di centralismo romano. Ma di noi non si parla e Renzi ha imparato a conoscere la nostra autonomia.

Che cosa le mancherà maggiormente del ruolo di Presidente?

Proprio il lavoro con i colleghi a livello nazionale e con le commissioni parlamentari.

Cosa potrà riguadagnare?

Avrò più tempo per il rapporto con il mio territorio.

E forse anche per lo sci, di cui è maestra?

Terminata l’esperienza politica tornerò volentieri a praticarlo. E ad insegnarlo a disabili e non vedenti.

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