L’archivio Tambosi nella Biblioteca dei Cappuccini

Dopo alcuni anni di lavoro, con il supporto finanziario della Fondazione Caritro, è stata ultimata la catalogazione dell’archivio della famiglia Tambosi, collocata presso la Biblioteca Provinciale dei Frati Cappuccini di Trento. La storia e la tipologia documentale dell'Archivio Tomasi saranno illustrate in un incontro pubblico, dal titolo, “Oltre i confini di Trento. L'archivio Tambosi, tra seta e politica” che si terrà venerdì 13 maggio alle 17 presso la Biblioteca Provinciale Cappuccini, presso il convento di Trento in piazza Cappuccini, 1. Interverranno p. Roberto Genuin, Ministro provinciale dei Cappuccini; Fiammetta Baldo, Francesco Antoniol, Domenico Gobbi.

Il Fondo archivistico è costituito da documentazione che data dalla prima metà del ‘600 alla metà del ‘900 con una copiosa testimonianza dell’attività commerciale e industriale della ditta “Luigi Tambosi”, particolarmente attiva nella manifattura serica; di grande importanza la documentazione prodotta e raccolta dal figlio Antonio Tambosi (1853-1921).

L’attività della ditta a Trento, Rovereto e Lavis, che impiegava fino a tremila addetti, per lo più donne, era rivolta alla commercializzazione di granaglie, all’esportazione di pelli crude, cuoi, pellami e alla lavorazione nelle filande del baco di seta che diventerà ben presto l’occupazione preponderante. Nel campo della legislazione sociale la Ditta Tambosi era all’avanguardia: ogni filanda disponeva di uno statuto che regolava i rapporti con gli operai: l’orario di lavoro non superava le undici ore giornaliere e non potevano essere assunte operaie di età inferiore ai 14 anni.

Alla morte di Luigi, assunse la responsabilità della ditta il figlio Antonio, uomo di grande apertura sociale e profondo conoscitore del territorio. Podestà di Trento per tre legislature, dal 1895, di fede liberale, si dedicò all’attività politica. Fu deputato alla Dieta di Innsbruck e nel 1901 eletto al parlamento di Vienna, dove ricoprì la carica di vicepresidente. Fedele suddito dell’Impero, combatté in tutte le sedi istituzionali perché fosse rispettata e valorizzata l’identità italiana del Trentino. A causa del suo irredentismo e dei contrasti con la burocrazia austriaca, durante il conflitto della prima guerra mondiale venne arrestato e condannato a sette anni di carcere, in esilio. Il governo Orlando lo chiamò a far parte come consulente alla Conferenza di pace di Parigi del 1919 e il 30 settembre 1920 Antonio fu nominato senatore. Negli anni della sua intensa attività di parlamentare si fece promotore di scuole periferiche di grado superiore, proponendo una Università “italiana” nella città di Rovereto. Famoso il suo discorso al Reichsrat del 26 febbraio 1905 a favore delle richieste autonomistiche. Presentò le dimissioni a sindaco di Trento nel 1913 per i dinieghi austriaci sui progetti ferroviari che riteneva fondamentali per l’economia locale, dedicandosi all’incentivazione della scuola media e professionale. Scrive Umberto Corsini, «fu un uomo di pensiero e di tendenze moderate, lontano da ogni eccesso nazionalistico anche in riguardo ai problemi dei rapporti con gruppo linguistico tedesco, aveva il senso degli ruggenti problemi sociali e una liberalità personale che lo induceva a sostenere, anche col proprio, istituzioni cittadine”.

Trento non ha dimenticato questo suo illustre cittadino. È ricordato con la titolazione di una via nel sobborgo di Villazzano, dell’Istituto tecnico Commerciale e di una Scuola dell’Infanzia. La presentazione del Fondo Tambosi è un ulteriore prezioso tassello per comprendere la figura di un cittadino benemerito che ha contribuito a dare alla città di Trento una vocazione mitteleuropea.

D.G.

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