Pentecoste in diocesi

L'invito del Papa a chiedersi: “Cosa fa lo Spirito Santo nella mia vita?”

Sabato 14 maggio, vigilia di Pentecoste, come ormai tradizione si tiene in cattedrale alle 20.30 la veglia presieduta dall’Arcivescovo con la partecipazione delle associazioni e dei movimenti laicali.

In questa settimana di preparazione alla Pentecoste, il Papa ha invitato i cristiani a chiedersi se davvero credono allo Spirito Santo oppure per loro è solo “una parola”, se non addirittura un perfetto sconosciuto. L’incoraggiamento a riflettere sul ruolo centrale che ha lo Spirito Santo nella vita dei credenti è stato al centro della sua omelia durante la Messa di lunedì mattina 9 maggio a Santa Marta. La maggioranza dei cristiani, ha detto Papa Francesco, sa poco o nulla sullo Spirito Santo. Se noi domandiamo a tante brave persone: “chi è lo Spirito Santo per te?”, la risposta sarà che è la terza persona della Trinità, come si impara a catechismo, ma se gli chiedi “Cosa fa e dov'è?”, ti rispondono che “è lì!” e “così si fermano i nostri cristiani”.

“Lo Spirito Santo — ha spiegato Francesco — è quello che muove la Chiesa; è quello che lavora nella Chiesa, nei nostri cuori; è quello che fa di ogni cristiano una persona diversa dall’altra, ma da tutti insieme fa l’unità”. Dunque, lo Spirito Santo “è quello che porta avanti, spalanca le porte e ti invia a dare testimonianza di Gesù”; “è quello che ci muove a lodare Dio, ci muove a pregare: 'Prega, in noi', ci insegna a guardare il Padre e così ci libera da questa condizione di orfano nella quale lo spirito del mondo vuole portarci”. Il Papa ha messo in guardia da un pericolo: “Quando non siamo all’altezza di questa missione dello Spirito Santo e non lo riceviamo così”, si finisce per “ridurre la fede a una morale, a un’etica”; si pensa che adempiere a tutti i comandamenti sia abbastanza, ci diciamo: “questo si può fare, questo non si può fare; fino a qui sì, fino là no!”, cadendo nella “casistica” e in “una morale fredda”. Però, ha ricordato il Papa, “la vita cristiana non è un’etica: è un incontro con Gesù Cristo”. E “chi mi porta a questo incontro con Gesù Cristo” è proprio lo Spirito Santo. Così “noi, nella nostra vita, abbiamo nel nostro cuore lo Spirito Santo come un 'prigioniero di lusso': non lasciamo che ci spinga, non lasciamo che ci muova”. Eppure “fa tutto, sa tutto, sa ricordarci cosa ha detto Gesù, sa spiegarci le cose di Gesù”. C’è soltanto una cosa che “lo Spirito Santo non sa fare: cristiani da salotto. Non sa fare cristiani virtuali, non virtuosi”. Al contrario, “fa cristiani reali: lui prende la vita reale così com’è, con la profezia del leggere i segni dei tempi, e ci porta avanti così”.

“Questa settimana — ha suggerito Francesco — ci farà bene riflettere su cosa fa lo Spirito Santo nella nostra vita”. Per aiutare questo esame di coscienza, ha proposto alcune domande dirette: “Mi ha insegnato la strada della libertà? L’ho imparata da lui? Ma che libertà? Quale libertà? Lo Spirito Santo, che è in me, mi spinge ad andare fuori: ho paura? Come è il mio coraggio, quello che mi dà lo Spirito Santo, per uscire da me stesso, per testimoniare Gesù? Come va la mia pazienza nelle prove? Perché anche la pazienza la dà lo Spirito Santo”. “Cerchiamo — l'esortazione finale — di parlare con lui e chiedere la grazia di imparare, ma praticamente, nella mia vita, che cosa fa”.

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