I tre doni dello stare insieme

Alla 17° Festa dei popoli a Trento la ricchezza delle differenze, sottolineata dall'arcivescovo Lauro

Una comunità cosmopolita, che si riconosce più ricca anche perchè plurale, assortita. Quasi un selfie collettivo quello che gli immigrati di prima, seconda e terza generazione hanno scattato domenica scorsa nelle vie della città per la 17° edizione della Festa dei popoli, promossa dall'Arcidiocesi – attraverso “Migrantes” – insieme a Comune, Provincia, Cinformi, Ministero dell'Interno e Unione Europea. Massiccia e significativa quest'anno la presenza di numerosi richiedenti asilo che in alcuni casi hanno avuto per la prima volta l'occasione di stabilire contatti con le loro comunità di origine e prendere atto di una integrazione vissuta anche nella quotidianità da tanti nuovi trentini.

Più che sul palco, nei saluti ufficiali, le storie e i racconti si sono intrecciati in piazza, fin dal ritrovo attorno alla fontana del Nettuno, e poi nella sfilata in piazza Fiera attraverso le visite ai vari stand nazionali. Colonna sonora trentina le voci dei coro Tre Cime di Cimone e Stella del Cornet di Ravina Romagnano, ma anche gli ottoni della banda di Vigolo Vattaro, mentre i ritmi africani venivano scanditi dagli immancabili tamburi.

L'accento posto da don Beppino Caldaro sul tema di quest'anno ha portato a evidenziare le relazioni interfamiliari (il 15 maggio era anche la Giornata mondiale della famiglia) spesso messe in crisi dalle dinamiche migratorie, con una condizione particolarmente difficile per le donne. La diversità come ricchezza è stata sottolineata dall'imam Aboulkheir Breigheche, dalle assessore Ferrari e Franzoia, ma anche dai consoli di Cile e Romania, ma anche nelle preghiere delle varie fedi.

Mons. Tisi, per la prima volta da arcivescovo nella colorata piazza dei popoli, ha riconosciuto tre doni in questa attesa manifestazione annuale: la voglia di vivere e immaginare il futuro (“noi talvolta siamo stanchi invece nel pensare al futuro”), la bellezza dello stare insieme e infine la forza delle differenze. “Impariamo a guardare al volto dell'altro con fiducia – ha detto – senza rimanere miopi”.

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