Paradosso turco

Nel Paese che arresta i giornalisti e che l’Ue richiama al rispetto dei diritti si svolge la più importante rassegna di satira internazionale. Quest’anno in giuria anche Toti Buratti dello Studio Andromeda di Trento

Nella Giornata del rifugiato (20 giugno) tre attivisti e giornalisti sono stati arrestati in Turchia con l’accusa di “propaganda terroristica”. Sono Şebnem Korur Fincancı, nota attivista per i diritti umani e presidente della Human Rights Foundation in Turchia; Ahmet Nesin, scrittore e giornalista indipendente; e Erol Önderoğlu, giornalista rappresentante nel paese di Reporters Without Borders e redattore del portale di informazione Bianet, media partner dell’Osservatorio Balcani e Caucaso di Rovereto. I tre sono accusati di “propaganda terroristica” per avere partecipato a una campagna contro la censura della stampa filo-curda in Turchia.

Diverse organizzazioni internazionali, come Reporters without Borders (Reporter senza Frontiere) che ha lanciato l'appello #FreeErol, la rappresentante dell'Osce per la libertà di stampa Dunja Mijatović, la European Federation of Journalists hanno espresso solidarietà e vicinanza ai tre attivisti arrestati e condannato l'attacco alla libertà di stampa in corso in Turchia. Più di cento giornalisti italiani hanno espresso solidarietà ai colleghi arrestati in Turchia aderendo alla campagna lanciata da Reporter senza frontiere.

“Conosciamo di persona Erol Önderoglu, in quanto nostro collaboratore nell’ambito del progetto ‘European Centre for Press and Media Freedom’ – informano gli amici e colleghi dell’Osservatorio Balcani e Caucaso. “Erol, voce nota in tutta Europa per il suo impegno per la libertà di stampa, rappresentante di Reporters Without Borders in Turchia dal 1996, è stato perseguito sulla base di tre articoli pubblicati sul giornale Özgür Gündem il 18 maggio 2016 che documentavano le lotte di potere tra diverse forze di sicurezza turche e le operazioni militari in corso contro il PKK nel sud-est dell’Anatolia”. Argomenti dai quali evidentemente il potere preferisce che i mass media si tengano alla larga.

Proprio in questi giorni è a Roma il ministro turco per gli Affari Europei e capo dei negoziati per l'ingresso nell'UE, Ömer Çelik. Mercoledì 22 ha incontrato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e la stampa italiana per affrontare temi come le relazioni Italia-Turchia e Ue-Turchia, la crisi migratoria, lo stato del processo sulla liberalizzazione dei visti e la lotta contro il terrorismo. Ma la libertà di stampa e il rispetto delle minoranze non sembrano in agenda.

La Turchia, come Paese candidato ad entrare nell’Ue dovrebbe aspirare ai più alti standard e alle più alte pratiche democratiche nel rispetto della Convenzione europea dei diritti umani. Ma in seguito ai recenti arresti di giornalisti è stata richiamata anche dall’Alta rappresentante della Politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini, e dal Commissario alla politica di vicinato e negoziati per l’allargamento, Johannes Hahn, al rispetto della libertà di stampa.

Un certo spazio di critica al potere è offerto dalla satira (a patto di non superare determinati limiti). Il Paese mostra una grande vivacità con mostre, manifestazioni, riviste e vanta una consolidata tradizione, di cui l’espressione più alta è la Aydin Dogan International Cartoon Competition, una sorta di Oscar del fumetto; sicuramente la più importante rassegna di satira a livello internazionale. A promuoverla è il tycoon Aydin Dogan, uno degli uomini più ricchi della Turchia e del mondo, il cui impero è costruito in gran parte sui media, ma spazia anche in altri settori, dall’energia al turismo. La 33a edizione del prestigioso concorso si è conclusa in questi giorni. Vi hanno partecipato 752 artisti da 68 Paesi. 2520 le opere in gara nelle due sezioni previste: una ad argomento libero, l’altra dedicata alle donne (“Ragazze forti, un mondo forte”).

Unica italiana nella giuria composta da undici professionisti – in maggioranza donne – di varie parti del mondo, Assunta Toti Buratti dello Studio d’Arte Andromeda di Trento. “E’ la mia prima volta nella giuria di questo prestigioso concorso internazionale di satira – racconta a Vita Trentina Toti Buratti, che all’ “Oscar turco” della satira ha partecipato più volte come concorrente – e devo dire che l’ho vissuta come una grossa soddisfazione professionale e personale, ma anche come un riconoscimento del lavoro che facciamo allo Studio d’Arte Andromeda per promuovere la satira, in particolare tra i bambini e i giovani”. A Bodrum, prima, e ad Istanbul poi, dove si sono svolti i lavori della giuria, Toti Buratti ha portato alcuni libri donati dal Comune di Trento (che da anni con l’Ufficio Politiche Giovanili sostiene il Laboratorio umoristico dei ragazzi aperto dall’Andromeda lungo tutto l’anno scolastico). “Siamo rimasti molto colpiti dalla qualità delle opere giunte, che hanno affrontato i temi più battuti dall’attualità – le migrazioni, il terrorismo, le guerre -, confermando che chi fa disegno satirico non ha scelta, deve essere un disegnatore ‘combattente’. Di fronte al dilagare dell’indifferenza, del cinismo, dell’intolleranza, il disegnatore satirico deve farsi partigiano”. Con quali armi? Naturalente le matite. Come le morbide e potenti 6B, strumento preferito da Toti Buratti.

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