Ciliegi sotto copertura

La prolungata bagnatura di quest’anno ha compromesso la produzione nel fondovalle. Il ritorno del sole fa bene sperare per gli impianti di media e alta collina

Ammonta a 3,1 milioni di euro il valore della produzione di ciliegie assicurate quest’anno per danni da eventi meteorici, tra i quali è compresa anche la pioggia. Il ricorso alla difesa assicurativa interessa però solo una parte della produzione: 70 vagoni sui 200 che costituiscono il carico medio annuale proveniente degli impianti di ciliegio coltivati in Trentino.

Il dato ci è stato fornito dal direttore del CODIPRA (Consorzio difesa produttori agricoli) al termine di una riunione di tecnici e periti estimatori che si è svolta il 21 giugno scorso a Pergine Valsugana. Nella riunione, preceduta da sopralluoghi di saggio in alcuni ceraseti prossimi alla sede dell’incontro, si è preso atto dei danni da spaccatura dei frutti nella quasi totalità degli impianti non protetti esistenti lungo l’asta dell’Adige e nei dintorni di Trento. Danni seppure minori si sono riscontrati anche in impianti coperti da telo protettivo.

Risulta invece ancora indenne il carico pendente nei ceraseti di media e alta collina: alta e bassa Valsugana, Val di Non, Giudicarie Esteriori ed altre zone minori. Si confida nel ritorno del bel tempo nel periodo che ci separa dalla raccolta che inizierà ai primi di luglio e proseguirà per tutto il mese ed oltre. Nel frattempo i periti procederanno alla stima dei danni nelle zone di fondovalle dove la raccolta si è conclusa alla metà di giugno. I tecnici della Fondazione Mach affiancheranno i periti nel non facile lavoro di quantificazione del danno riferito a zone e non alle singole aziende agricole.

La spaccatura (cracking) è dovuta al rapido aumento in volume delle cellule della buccia e della polpa della ciliegia per un eccesso di turgore causato da elevata disponibilità idrica. Le fenditure possono essere semicircolari o circolari e localizzarsi in prossimità del peduncolo o nell’area apicale del frutto oppure lineari e situate all’esterno della ciliegia ed anche nella polpa. Se le lesioni compaiono prima dell’invaiatura (cambiamento di colore del frutto), possono cicatrizzare, mentre in uno stato di maturazione avanzato i tessuti non riescono a reagire al trauma e su di essi si insediano funghi da marciume, in particolare Monilia e Botrite.

Le condizioni predisponenti sono: la suscettibilità varietale, il calibro dei frutti, lo stato di maturazione avanzato, la modesta elasticità epidermica, la presenza di acqua sui frutti, l’elevata umidità relativa dell’aria e la scarsa ventilazione. Le varietà a maturazione precoce sono più suscettibili di quelle medio tardive o tardive che nel Trentino sono rappresentate principalmente da Kordia e Regina.

La prevenzione con mezzi chimici è affidata a ripetute irrorazioni a base di sali di calcio a partire dalla fase di invaiatura. Il cloruro di calcio è tra le sostanze di più largo impiego. Negli impianti realizzati a partire dalla metà degli anni ’90 in Alta Valsugana (hanno sostituito gradualmente i ciliegi allevati a pieno vento) il mezzo più efficace di prevenzione è rappresentato dalla copertura temporanea dei filari con telo di materiale plastico antipioggia supportato da una struttura di pali di cemento che deve essere realizzata prima della messa a dimora delle piante. Tralasciamo la descrizione dei diversi modelli proposti da ditte specializzate per dire che la copertura permette in ogni caso di lasciare le ciliegie sulla pianta fino a completa maturazione. I frutti risultano di conseguenza dotati di caratteristiche organolettiche ottimali, tipiche della varietà coltivata. Sono aspetti che portano vantaggio immediato, perché con l’aumento di pezzatura si riducono i costi di raccolta e cernita, ma anche di medio e lungo periodo. Una maturazione uniforme e l’integrità delle ciliegie sono determinanti nella fase di vendita e di successivo apprezzamento da parte dei consumatori. La gestione della copertura (momento di distensione e di chiusura del telo protettivo) richiede attenzione e competenza, per evitare variazioni di microclima e scadimento qualitativo delle ciliegie. Il costo della copertura che rappresenta la quota maggiore dell’investimento economico per ettaro di ceraseto ammonta a 100 mila euro, ma si riduce se l’allestimento è fatto da manodopera interna all’azienda. Ad esso va aggiunta la spesa della recinzione dell’impianto con rete a maglie strette per impedire l’ingresso del moscerino delle ciliegie (Drosophila suzukii) che mette a rischio il valore commerciale dei frutti. Ultimo dato di segno negativo: sono dotati di impianti antipioggia poco più della metà dei 200 ettari di ceraseti a taglia bassa del Trentino. La situazione va migliorando a seguito della messa a disposizione di contributo provinciale per incentivare la realizzazione di ulteriori impianti protettivi.

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