Consorzio vini fermo sui binari

All’ultimo Vinitaly (15-18 aprile 2018) i numerosi ospiti che hanno visitato il padiglione 3 dedicato al Trentino si sono sicuramente resi conto della diversa dimensione e capienza dello stand del Consorzio vini del Trentino, ristretto e difficile da individuare e di quello ben più ampio e aperto dell’Istituto Trento Doc.

Pochi giornalisti nel primo, invitati a porre domande al presidente Bruno Lutterotti. Una folla ininterrotta nel secondo composta da operatori di settore, ma anche di visitatori desiderosi di conoscere lo spumante Trentodoc di tutte le 49 aziende aderenti. La macroscopica differenza è conseguenza della diversa condizione nella quale operano il Consorzio vini trentini e l’Istituto Trento Doc. Il primo presieduto da Bruno Lutterotti condizionato dagli interessi non sempre collimanti dei tre comparti produttivi rappresentati. Libero di organizzare, decidere e promuovere l’Istituto Trento Doc presieduto da Enrico Zanoni direttore generale di Cavit che può contare su un consiglio di amministrazione coeso, nonostante le diversità di dimensione delle aziende aderenti.

Nessuna delle domande poste a Bruno Lutterotti è rimasta inevasa. E’ mancata semmai la completezza, ma anche la parziale reticenza ha confermato la precaria condizione nella quale il Consorzio è costretto a svolgere il triplice ruolo che la legge istitutiva gli ha attribuito: consulenza alle cantine associate, controllo sulla applicazione dei disciplinari dei vini Doc e IGT, attività di promozione ed indirizzo produttivo.

Il primo argomento affrontato dai giornalisti ha riguardato la evidente mancanza di unitarietà del Trentino vitivinicolo presente a Vinitaly. Senza togliere meriti alle cantine trentine di ogni ordine e grado che hanno portato a Verona molte novità enologiche e alla capacità degli operatori di mantenere i contatti con il pubblico, ma soprattutto con gli acquirenti. Riferendosi alle prime edizioni di Vinitaly il presidente Lutterotti ha detto che intende affidare a un gruppo di esperti il compito di elaborare un nuovo format di partecipazione del Trentino a Vinitaly e un modello e mostra dei vini finalizzato a far conoscere e apprezzare i vini trentini. Ci sono tante opzioni in ballo ha detto il presidente.

Si partirà ancora quest’anno? La risposta è rinviata alla metà di maggio dopo l’adunata nazionale degli alpini. Proprio per evitare la coincidenza con questo evento la tradizionale mostra primaverile è stata rinviata a settembre. Su finalità data e allocazione le idee non sono concordanti. Deciderà il direttivo.

Quali vini del Trentino si intendono promuovere?

Il Trentino, ha risposo Lutterotti, si conferma come terra vocata alla produzione di vini bianchi, aromatici compresi.

E i vini rossi?

Non sempre i bordolesi Cabernet e Merlot raggiungono la maturazione piena. Vanno sicuramente valorizzati e rilanciati i vini Teroldego e Marzemino. Per il primo non si esclude l’elevazione alla DOCG. Una cantina a nord di Trento ha presentato a Vinitaly un vino a base di Schiava adatto ai giovani. E’ un esempio da seguire? Si, ma solo in areali adatti e contenendo la resa a ettaro. Questa scelta è frutto di decisione aziendale che il Consorzio può condividere e comunque deve rispettare.

Tra le priorità del Consorzio vini trentini c’é la valorizzazione dei vini di territorio. Per distinguerli dai vini pur importanti destinati all’esportazione. A che punto siamo?

La realizzazione del progetto dipende dalla disponibilità delle cantine. A proposito di esportazione: è vero che Cavit sta esportando negli USA Pinot grigio con marchio Trentino Doc?

A prescindere dalla quantità approvo la scelta che non va contro l’adesione del Trentino alla Doc Pinot grigio delle Venezie. Mezzacorona valorizza con inserzioni pubblicitarie anche su quotidiani nazionali i vini certificati dal MIPAAF per la provenienza da uve prodotte in linea col progetto SQNPI. Perché il Consorzio vini non segue l’esempio di Mezzacorona?

Al Consorzio preme promuovere innanzitutto il fatto che la proposta del Ministero è stata recepita, unico esempio in Italia, da tutto il territorio viticolo trentino.

Alcune cantine dicono che il Consorzio vini dimostra insufficiente attenzione all’esportazione soprattutto di vini di cantine di piccola e media dimensione. Risposta: il Consorzio è uno strumento a disposizione delle aziende. Devono dire con chiarezza e compattezza che cosa vogliono e si impegnano a fare.

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