In Armenia “semi di pace per il futuro”

Sul Concilio panortodosso il Papa ha espresso in aereo un giudizio positivo: “Un passo avanti!”

“Con il viaggio in Armenia il Papa ha compiuto un’altra visita del cuore, nata già in Argentina dalla consuetudine e dall’amicizia con i figli esuli di una terra scabra come le sue pietre e dolce come le melodie dei suoi canti”. Nel commento de “L’Osservatore Romano” c'è il valore personale del viaggio di tre giorni del Papa in Armenia; un'esperienza dal forte valore ecumenico, in contemporanea con il Concilio panortodosso riunito a Creta, visto l’accompagnamento di Karekin II, “supremo patriarca e catholicos di tutti gli armeni”.

Voglio ribadire che le vostre sofferenze ci appartengono”, ha più volte ripetuto il Papa parlando a Karekin e agli armeni. “Ricordarle non è solo opportuno, è doveroso: siano un monito in ogni tempo, perché il mondo non ricada mai più nella spirale di simili orrori!”. Aa Yerevan, all’ombra del Monte Ararat, all’incontro ecumenico e preghiera per la pace nella piazza della Repubballe prove terribili che il vostro popolo ha sperimentato: un secolo è appena passato dal ‘Grande Male’ che si è abbattuto sopra di voi. Questo immane e folle sterminio, questo tragico mistero di iniquità che il vostro popolo ha provato nella sua carne, rimane impresso nella memoria e brucia nel cuore”. Nel cuore del discorso del Papa sono riecheggiate tutte le tragedie di guerra che si stanno consumando nel mondo. “Quanto sono grandi oggi gli ostacoli sulla via della pace, e quanto tragiche le conseguenze delle guerre! Penso alle popolazioni costrette ad abbandonare tutto, in particolare in Medio Oriente, dove tanti nostri fratelli e sorelle soffrono violenza e persecuzione, a causa dell’odio e di conflitti sempre fomentati dalla piaga della proliferazione e del commercio di armi, dalla tentazione di ricorrere alla forza e dalla mancanza di rispetto per la persona umana, specialmente per i deboli, per i poveri e per coloro che chiedono solo una vita dignitosa”.Il popolo armeno può dare un contributo prezioso a questo processo di pace perché con la sua storia ha testimoniato che “quelle terribili piaghe di dolore patite sulla croce, trasfigurate dall’amore” possono diventare “sorgenti di perdono e di pace” e che “anche il dolore più grande, trasformato dalla potenza salvifica della Croce, di cui gli Armeni sono araldi e testimoni, può diventare un seme di pace per il futuro”. Ed ha aggiunto: “Farà bene a tutti impegnarsi per porre le basi di un futuro che non si lasci assorbire dalla forza ingannatrice della vendetta; un futuro, dove non ci si stanchi mai di creare le condizioni per la pace: un lavoro dignitoso per tutti, la cura dei più bisognosi e la lotta senza tregua alla corruzione, che va estirpata”

Nella conferenza stampa il Papa ha annunciato il desiderio di fare visita durante il prossimo viaggio in Polonia ai luoghi dell’orrore nazista ad Auschwitz e Birkenau in silenzio. “Vorrei andare in quel posto di orrore senza discorsi, senza gente, soltanto i pochi necessari… da solo, entrare, pregare e che il Signore mi dia la grazia di piangere”: “Un giudizio positivo! È stato fatto un passo avanti: non con il cento per cento, ma un passo avanti”. A proposito delle 4 Chiese (Bulgaria, Georgia, Antiochia e Russia) che non hanno partecipato al Concilio: “Le cose che hanno giustificato – fra virgolette – sono sincere per loro, sono cose che con il tempo si possono risolvere. Volevano – questi quattro che non sono andati – farlo un po’ più avanti. Ma credo che il primo passo si fa come si può. Come i bambini, quando fanno il primo passo lo fanno come possono: il primo lo fanno come i gatti e poi fanno i primi passi. Io sono contento. Hanno parlato di tante cose. Credo che il risultato sia positivo. Il solo fatto che queste Chiese autocefale si siano riunite, in nome dell’ortodossia, per guardarsi in faccia, per pregare insieme e parlare e forse dire qualche battuta, ma quello è positivissimo. Io ringrazio il Signore. Al prossimo saranno di più. Benedetto sia il Signore”.

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