Misericordia: non solo quattordici porte

Le residenze sanitarie per anziani sono un piccolo mondo moderno: lì dentro si soffre e si consola, si stringono relazioni (e ci si ignora, anche), si dà una mano e si riceve un sorriso talvolta muto. Per la copertina di questo numero “straordinario” per l’Anno Santo abbiamo ripreso una “porta della Misericordia” benedetta recentemente in val di Sole. Come le altre, aperte dall’Arcivescovo in case di sofferenza, non chiuderà alla fine del giubileo, come avverrà invece alle Porte Sante romane. Rimarrà aperta.

È Francesco a chiederci che i canali della misericordia “liberati” in questi mesi non si chiudano. Lo ha fatto con confidenza in una schietta chiacchierata a porte chiuse con i vescovi polacchi a Cracovia, richiamandoli non ad una generica attenzione pastorale ma al valore della vicinanza concreta. Ha detto testualmente nella lunga risposta al pastore di Lodz: “Che cosa vi consiglierei? Oggi noi, servitori del Signore – vescovi, sacerdoti, consacrati, laici convinti –, dobbiamo essere vicini al popolo di Dio. Senza vicinanza c’è soltanto parola senza carne. Pensiamo – a me piace pensare questo – ai due pilastri del Vangelo. Quali sono i due pilastri del Vangelo? Le Beatitudini, e poi Matteo 25, il “protocollo” con il quale tutti noi saremo giudicati. Concretezza. Vicinanza”.

In queste pagine ci siamo imposti concretezza, abbinando ad ognuna delle classiche quattordici opere corporali e spirituali altrettante iniziative trentine, avviate da singoli o associazioni. Che questa lettura aiuti ad approfondire le mille sfumature che nel ventusesimo secolo possono assumere le opere della tradizione (ad esempio, gli ignoranti non sono solo gli analfabeti e i pellegrini si mettono in cammino per scappare…).

Sono quattordici possibili “porte della misericordia” ma è evidente che la fantasia pastorale e l’urgenza di situazioni inedite suggeriscono tante altre aperture. Un discernimento personale, ma anche comunitario come il Papa ha ripetuto dicendo ai vescovi polacchi che la parrocchia del futuro deve essere così: accogliente e “in uscita”. “È una struttura che non possiamo buttare dalla finestra! La parrocchia è proprio la casa del Popolo di Dio, quella in cui vive. Il problema è come imposto la parrocchia! Ci sono parrocchie con segretarie parrocchiali che sembrano “discepole di satana”, che spaventano la gente! Parrocchie con le porte chiuse. Ma ci sono anche parrocchie con le porte aperte, parrocchie dove, quando viene qualcuno a domandare, si dice: “Sì, sì… Si accomodi. Qual è il problema?…”. E si ascolta con pazienza…”.

Fine agosto. Carichi dell’estate e forse preoccupati per l’autunno, ci lasciamo abbracciare in anticipo dalla fiducia dell’unico Padre sempre misericordioso.

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