Sigillo d’argento

Francesca Dallapè è tornata dalle Olimpiadi con una medaglia che premia una carriera vissuta all'insegna di valori forti

Le Olimpiadi riconciliano con il mondo. Dello sport, ma non solo. Perché vivere emozioni vere e intense come quelle regalate da Francesca Dallapè e Tania Cagnotto è qualcosa che solo l'atmosfera a cinque cerchi riesce a lasciare in eredità.

Francesca, trentina di Villamontagna, assieme alla figlia d'arte e stella dei tuffi di Bolzano il 7 agosto a Rio de Janeiro ha conquistato uno storico argento dal trampolino tre metri sincro, e lo ha fatto regalandosi la medaglia più bella ed agognata all'ultimo salto di una carriera indimenticabile. Il sorriso, l'abbraccio con Tania, le lacrime di gioia: se già attraverso il televisore era riuscita a trasmettere tutta la sua emozione, la festa di piazza Pasi e del centro sportivo di Villamontagna al rientro della campionessa dal Brasile ha suggellato l'unione speciale tra Francesca e la sua comunità. «Mi viene da pensare – ha detto Dallapè alla piazza gremita – a tutti questi anni, questi dieci lunghi anni in cui il 90% della mie esperienze sportive sono state positive, con un 10% di delusioni. Posso considerarmi una sportiva davvero fortunata. Tornare qua e avere questa accoglienza da tutti è una cosa che mi emoziona tantissimo. Grazie di volermi così bene, non me lo aspettavo e ve ne sono veramente grata».

La comunità le si è stretta attorno, abbracciandola e celebrandola non solo per gli allori conquistati in campo internazionale, ma anche per il forte esempio che è riuscita a trasmettere in tanti anni di brillante carriera. La dedizione al lavoro quotidiano, la spiccata sensibilità al volontariato e alla solidarietà, l’orgoglioso ottimismo di una ragazza che ha voluto e vuole provare a cambiare in meglio se stessa e il mondo in cui vive partendo dalle piccole cose. I viaggi in Africa e il sostegno all’Associazione Centro Aiuti Volontari, l’impegno costante con Admo per la donazione di midollo osseo, la semplice ma significativa presenza in innumerevoli manifestazioni di associazioni ed eventi no-profit, come – qualche anno fa – il Social Play Day. E una vita sportiva dedicata ai tuffi senza mai cercare scorciatoie. Allenandosi duramente, giorno dopo giorno. Da professionista esemplare, senza mezzi termini. Poi certo, sono arrivati anche i risultati, forse irripetibili per qualità e costanza. Una pioggia di medaglie che in campo europeo e mondiale le ha fatto raggiungere le alte sfere celesti del mondo dei tuffi: ma anche a quell’altezza, Francesca è sempre rimasta se stessa. Coerente nel modo di vivere la propria quotidianità, di vivere lo sport ancorata ai valori forti trasmessi dalla famiglia e dalla società sportiva Buonconsiglio Nuoto. Passando senza perdere il sorriso anche attraverso la feroce delusione olimpica di Londra, un quarto posto che per pochissimi centesimi di punti avrebbe regalato alla coppia azzurra una medaglia di bronzo già quattro anni fa. Paradossalmente, quella sconfitta potrebbe aver contribuito a rendere Francesca e Tania ancora più forti e determinate: è la bellezza dello sport, che lascia sempre una seconda opportunità a chi ha pazienza e spirito di sacrificio.

Valori e talento ben rappresentati anche dagli altri quattro trentini in scena a Rio 2016, che per un motivo o per l’altro possono considerare comunque positiva un’esperienza che li ha visti lontani dalle medaglie: Giordano Benedetti ha centrato la semifinale negli 800 metri piani, Yuri Floriani anche a causa di un problema alla caviglia è rimasto fuori dalla finale dei 3000 siepi; rientrava da un serio infortunio invece Silvano Chesani, che nel salto in alto è rimasto lontanissimo dai primi in quella che poteva essere una gara dalle forti tinte azzurre. Infine Ruggero Tita, classe ’92, impegnato nella vela classe 49er con il compagno Pietro Zucchetti, è uscito di scena nelle eliminatorie.

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